La pagella della settimana

La pagella della settimana

10 giugno 2019

CARISSIMI AFFEZIONATI LETTORI NON PERDETEVI LA PAGELLA. CHE CONSIDERATO IL RISULTATO ELETTORALE, IMPEGNERA’ QUESTO BLOG CON SPUNTI QUASI TUTTI I GIORNI DI QUESTA SETTIMANA. AD INIZIARE DA STASERA. BUON INIZIO SETTIMANA A TUTTI…

Più che una guerra “punica”, combattuta tra Edoardo Gaffeo e Monica Gambardella nel ballottaggio di ieri che ha decretato la schiacciante vittoria del candidato di centrosinistra, si è trattato di una vera e propria “punizione”. Come nel 146 a. C., durante la terza guerra punica tra cartaginesi e romani (come il terzo confronto, nel giro di otto anni, tra centrodestra e centrosinistra, a Rovigheto) anche ieri il confronto è terminato con una vera e propria strage di uomini, di politici-guerrieri. Ma è stato versato addirittura del sale, come su Cartagine, decretando la fine politica per personaggi locali noti. Solo degli sprovveduti potevano immaginare un epilogo diverso. Ho, come sempre, vinto due cene con esponenti del centrodestra, poiché la scorsa settimana avevo pronosticato a voce e per iscritto a più persone il mio pensiero: possibilità di vittoria di Gaffeo 99, di Gambardella 1. Non ci voleva certo un premio Nobel per registrare una serie interminabile di errori che hanno contraddistinto la campagna elettorale del centrodestra. Avevo inviato, otto giorni fa, questo messaggio a una persona influente che mi chiedeva una previsione. Scrissi: “Solo la discesa dello Spirito Santo sulla Gambardella e C., domenica prossima giorno del ballottaggio e Pentecoste, può farla prevalere. La sua è stata una campagna elettorale tempestata da una miriade di errori”. Voto 2

Nella vita di ogni persona esistono dei ruoli che si possono esercitare con successo o meno. Una persona può benissimo essere un ottimo calciatore ma annegare in piscina, perché non capace di nuotare. Così accade in politica. Questa è la differenza tra Gaffeo e Gambardella, grande come una casa. Il primo, aveva un gruppo di persone che lo sosteneva, cementato al suo interno e legato ad un’idea, un credo. Lo guidava da persona “scafata”, di mondo. Per esempio, aveva intuito che al fotofinish del ballottaggio poteva lasciarci le penne. In giro la gente mormorava “…sarà certamente in gamba, però in giunta ci ritroveremo le solite vecchie facce indigeste…”. Ed ecco, zacchete, la mossa geniale. Annunciare il giorno prima del voto nomi e cognomi delle persone che avrebbero composto la nuova giunta, tutte con ottimi profili e non compromesse con il passato. Dall’altra parte una gentile signora, che sicuramente sarà una ottima guida della Protezione Civile, ma inadeguata, non in possesso dei requisiti per essere una leader politica. O meglio, sarebbe anche potuta divenire tale venti anni fa, ai tempi della DC e del cattolicesimo moderato. Quando la Chiesa, la Coldiretti, il mondo dell’associazionismo cattolico indirizzavano i voti. Non più oggi. Sia lei, ma probabilmente ancora più i suggeritori di cui si è volontariamente attorniata, l’hanno proiettata trent’anni indietro. Non le hanno detto che era la candidata della Lega, di Fratelli d’Italia (quelli che hanno mietuto il maggior consenso sia Europeo, che locale) e che avrebbe dovuto spingere sui quei pochissimi temi che hanno portato questi due partiti ad ottenere il consenso massimo degli italiani. Al contrario, l’hanno fatta annegare in una serie di confronti ìmpari, su tematiche dove ha dimostrato la circumnavigazione del tema, senza aver “mai affondato l’avversario”. Errori su errori che producono i risultati che tutti hanno avuto modo di constatare. Disperso un vantaggio di 3500 voti e incapace di intercettarne altri, in libera uscita. Anzi. Si troverà, inoltre, spero di sbagliare, abbastanza sola a dover contrastare in consiglio comunale il “battaglione” dei vincitori, armato e ben fornito di “pezzi da novanta”. Non so se Corazzari, Noce eccetera, avranno voglia e tempo di trascorrere intere giornate, seduti a Palazzo Nodari, facendosi massacrare. Staremo a vedere. Il tempo è la miglior medicina. Voto 4

Otto anni fa, dopo una amministrazione di sinistra a guida Merchiori, è arrivata quella di centrodestra di Bruno Piva. Interrotta da mano amica prima della sua naturale conclusione. E’ stata poi surrogata da quella di Massimo Bergamin, sempre col motto “repetita iuvant”. Le cose ripetute aiutano. Ed anche questa, per mano di affiliati, addirittura della Lega, il partito cui era iscritto Bergamin, è stata decapitata. Il “…non c’è il due senza il tre…” non è riuscito. Il proverbio della cultura popolare non si è avverato: i rovigotti non hanno concesso il lasciapassare. Così si è passati al cambio di testimone. Dal centrodestra al centrosinistra; dal centrosinistra al centrodestra e così via. Tutti conosciamo quello che la storia ci ha consegnato: l’unica vera rivoluzione che l’umanità ha registrato, è stata “Il Diluvio Universale”. Invece, in loco, lo stravolgimento vero l’avrebbe attuato Silvia Menon. Non le è riuscito: soprattutto per la discesa in campo di Edoardo Gaffeo, che è riuscito a rosicchiarle, nell’ultima settimana, quei consensi che non le hanno permesso di raggiungere il ballottaggio. Poi, alla resa dei conti, una parte di suoi elettori probabilmente avrà dirottato il consenso verso Gaffeo; non potevano certo ignorare le battaglie della loro leader contro il centrodestra: Baldetti, Fattoria, Maddalena eccetera restando neutri. Al momento opportuno i mal di stomaco accumulati nella passata amministrazione sono riemersi, seppur parzialmente. Voto 6

Rovigo Magazine