Piace vincere facile?

Piace vincere facile?

4 luglio 2019

A volte la contentezza può divenire difficile da tradursi a parole. Giacomo Leopardi, il miglior poeta dell’Ottocento, ha descritto come “…la gioia potesse esser più furiosa e violenta presso i moderni che presso gli antichi, e ciò non per altro se non perch’ella oggidi è appunto più rara e breve che fosse mai…”. Inaspettatamente, lo stimato ex preside del Liceo Scientifico rodigino, prof. Virgilio Santato, ha deciso di manifestare la sua contentezza. Lo ha fatto tramite un ottimo articolo dal titolo “Campagna elettorale di vera democrazia”, pubblicato sul Gazzettino di Rovigo.

Tanta era l’incontenibile felicità per la vittoria del centro sinistra, ottenuta dopo tanto tempo, che gli ha fatto cancellare dalla memoria le altrettanto civili dispute tra Piva-Frigato e Bergamin-Romeo. Che sia perché allora si era affermato il centrodestra? Comunque sia, risalito sulla predella, ha ripreso in mano la penna. Elargendo ottimi, ma direi interessati voti ai contendenti la sfida politico-amministrativa, che ha incoronato Edoardo Gaffeo a sindaco. Partendo nientemeno che da Tommaso Moro, e facendolo rivivere cinquecento anni dopo a Rovigheto, in “…quest’isola finalmente felice abitata da politici educati e cortesi, che si confrontano sorridendo, si stringono le mani, si congratulano muniti da uno spirito cooperativistico che li spinge ad augurarsi buon lavoro, appagati anche e soprattutto se sconfitti…”.

Un raffinato elogio all’Utopia, che il nemico ha scacciato via, secondo l’ex dirigente scolastico che ha elegantemente recuperato il manuale delle “Belle Maniere” di monsignor Dellacasa, contemporaneo del Moro. Non sarebbe stato probabilmente d’accordo George Orwell, più vicino al nostro tempo, allievo di Huxley che, in una pubblicazione del 1984, interpretava i “tempi moderni”. Sottolineando e descrivendo il sogno infranto che sembrava ossessionare ancora oggi l’immaginazione umana in maniera inestirpabile: sia essa chiamata Regno dei Cieli o delle Città Felici.

Oggi lo scontro politico non deve essere imbellettato con orpelli che gli si appiccicano addosso, in base alle proprie convenienze. Il termine “politico”, come il professore saprà, è nato in Francia quando l’unità della Chiesa si spezzò nel XVI secolo e iniziarono gli scontri, e non gli scambi di salamelecchi. Dove c’è una vera contesa, scriveva Carl Schmitt, deve, ripeto deve esserci conflittualità. Se a Rovigheto l’ultima consultazione elettorale fosse stata “normale” avremmo invece dovuto essere rappresentati da due “Hostis”, due pubblici “nemici”. Che si confrontavano e combattevano davanti a spettatori, uditori e ascoltatori. E non, come è accaduto, da un navigato e scafato Hostis, e da una interprete  dell’evangelista Matteo, che dava l’impressione di “amare il nemico”. Così quello che avrebbe dovuto essere un confronto-scontro ha perso di efficacia, divenendo impari.

Un verdetto scontato,  privo di qualsiasi suspense. Di conseguenza “il contraddittorio democratico”, svoltosi in Camera di Commercio, si è trasformato in una specie di camera caritatis: per Gaffeo è stato un regalo aver avuto una simile sfidante, perché “…costituisce un favore, è amica più sicura, in quanto è disposta a una continua benevolenza verso chi l’ha ricevuta, e a tener vivo in lui il sentimento di gratitudine; mentre il debitore restituisce la nobile azione non per fare un piacere, ma per pagare un debito….” direbbe Tucidite. Galateo comunque vuole che si ringrazi. E un gentiluomo, come il prof. Santato, lo ha fatto. Pubblicamente.                    

Rovigo Magazine