Sindaci di Rovigheto: questi sconosciuti

Sindaci di Rovigheto: questi sconosciuti

8 agosto 2019

Ho la netta impressione che anche questa volta i rovigotti abbiano votato ed eletto a sindaco uno sconosciuto. Così come era successo nella precedente tornata amministrativa comunale. Entrambi i primi cittadini, Massimo Bergamin ed Edoardo Gaffeo, sono stati infatti issati sul trono più alto di Palazzo Nodari, essendo ignoti alla popolazione. La domanda che giornalmente mi sentivo e mi sento ripetere è “ …ma chi è questo Bergamin; tu lo conosci sto Gaffeo…”?.

È la riprova che il nascosto, il velato risulta stimolante e affascinante. Probabilmente lo è sempre stato, sin dalla famosa “foglia di fico” di Adamo ed Eva. Forse più  invitante del conosciuto, del rivelato. Lo è nella storia delle religioni, nell’arte, ma come vediamo anche nella politica. Il celebre Cardinale Mazzarino, diplomatico italiano, molto noto in Francia perché al servizio del re Luigi XIV, il famoso “ Re Sole”, (Re, famoso anche perché in tutta la sua vita aveva fatto solo due volte il bagno) insegnava ai suoi adepti di “…affaticarsi di avere un’intera notizia degli altri: ma di non svelare ad alcuno i propri segreti: e procurasi bensì indagar gli altrui…”. Oggi viviamo nel terzo millennio, ma soprattutto in una piccola cittadina-villaggio chiamata Rovigheto dove, in mancanza di alternative, la libido trova sfogo nel chiacchiericcio, nella mezze parole o anche maldicenze.

Ecco che “lo sconosciuto” inizia a disvelarsi. Non si voglia, è il prezzo che paga chi diviene improvvisamente “personaggio pubblico”. Solo una ristrettissima cerchia di persone, per esempio, era a conoscenza che Gaffeo era professore ordinario nell’Universita di Trento; che da oltre dieci anni sedeva nei Consigli di amministrazione di importanti Banche, come Intesa. Altro non filtrava, e interessava. Dopo la sua elezione, i riflettori hanno iniziato ad illuminarlo aggiungendo ulteriori informazioni: della sua provenienza, Concadirame; della sua famiglia di artigiani-meccanici; che è sposato con una direttore di banca; che ha due figli.

Ma le sorprese più ” sfruguglianti” sono giunte quando lo si è visto fotografato in chiesa, tutto contrito, in attesa di ricevere la Comunione. Ci ha poi edotto, inoltre, che ha indossato la divisa da carabiniere. Insomma il ribaltamento di un preconcetto: fin qui, una vita trascorsa tra banchieri, accademici, Arma e, pare, Canonica. Il perfetto prototipo del candidato di centrodestra.Trovo sia meraviglioso: si tratterebbe di un archetipo divenuto stereotipo. La prova “che non vi è più religione”, direbbero i vecchi Engels e Marx.

Quello che comunque effettivamente interessa noi abitanti di Rovigheto sono i fatti, quelli con la F maiuscola. Lo vedremo e verificheremo presto sul Tribunale, sulle nomine alle Partecipate, e sui tanti desiderata che ha illustrato nell’ultimo consiglio comunale. Lui e la sua squadra di pluri-laureati dovranno ora scendere dalle predelle, per incontrare, incrociare e risolvere l’enorme filza di problemi e problemini che li attendono. Ben sapendo e considerando che Dante Alighieri, nell’Inferno, prevedeva pene via via più gravi a seconda che il peccato commesso fosse più intellettuale. Il sindaco, saputa la sua vicinanza a mons. Vescovo, non sarebbe male se lo invitasse, munito di aspersorio, per benedire giunta e consiglio, in modo da liberare e affrancare eventuali “peccatori”. Alleggerendoli affinché possano immettersi, risollevati, al duro e impegnativo compito che li attende. Muniti della loro scienza, e supportati da una rinnovata coscienza.             

Rovigo Magazine