La pagella della settimana

La pagella della settimana

30 dicembre 2019

Un tempo chi non sapeva cosa fare si dava alla fotografia. Oggi, invece, molti si dirigono verso quel vasto mondo definito “giornalismo”. Per passione, per parentela, per altro. Rispondendo a un appello, senza essere chiamati. Producendo così seri danni ai lettori. Che infatti stanno abbandonando, mese dopo mese, la carta stampata. Pensavo che fossero terminate le “interviste in ginocchio”, di infausta memoria. Dove al potente di turno gli si chiede di recitare il copione, senza porre domande pressanti. Con richieste tipo “Come sta?”, “Va tutto bene?”, “Le piace più la minestrina o la pastasciutta?”. Per concludere con la domanda ghigliottina: “Mi dica qual’è la cosa che le è riuscita meglio?”. E così via. Atteggiamenti che reputo dannosi soprattutto se il potente di turno è vanitoso, rafforzando quindi in lui la convinzione di essere senza difetti. Di questo atteggiamento ne soffrono anche gli editori, che vedono ridursi i profitti, oltre che i lettori che, non essendo in genere cretini, si accorgono se si scrive per loro o per farsi benvolere dall’elevato di turno. Purtroppo sono tanti i modi di intendere il giornalismo. Si può essere “cani da guardia”, “cani al guinzaglio”, “cani da salotto”, o semplicemente “cani con la museruola”. I più bravi, rarissimi, si pongono sempre come guardiani del cancello, senza entrare a far parte del Palazzo, chiunque lo abiti. Ma a questo punto la domanda è d’obbligo: per esempio in Polesine è l’informazione che rispecchia questo territorio decadente? O l’opposto? Voto 3

Il sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo ha mangiato il suo primo panettone. Con la certezza di papparsi gli altri quattro che gli rimangono, prima di concludere il suo mandato. E’ infatti super favorito, sia da una opposizione inesistente, che da una maggioranza composta da “sviluppatori della caregheta”. Condomini che non gli faranno mancare l’appoggio. Il sindaco è un matematico e, da pragmatico calcolatore, ha in mano il condominio che amministra. Procedendo serenamente. Tanto che si permette di scimmiottare il suo predecessore, Massimo Bergamin. Ricorderete tutti quando il leghista, appena insediato a Palazzo Nodari, si fece spedire da oltre cento cittadini i loro curriculum al motto “…sceglierò io chi nominare negli enti, in base alle capacità…?”. Poi sappiamo come sono andate le cose. Assegnava gli incarichi soprattutto ai “nemici”, appartenenti a gruppi che non l’avevano sostenuto o addirittura avversato, pensando di farseli amici. Perdendo man mano i suoi sostenitori, che infatti l’hanno detronizzato. Non aveva compreso che i “sinistri” che dir si voglia, sono più scaltri dei “destri”. Insomma la vecchia teoria che l’uomo per il socialismo è un mezzo, per il cristiano il fine. Anche Gaffeo si era comunque ben presentato. Dopo aver preannunciato i componenti la giunta, se avesse vinto le elezioni, a “insaputa” della coalizione. Una volta eletto ha poi dichiarato che “…solo alte e titolate personalità esterne alla politica verranno nominate…”. Ma ecco la capriola: sta percorrendo lo stesso viatico del Berga, ma in modo più scaltro. L’impressione è che ponga alla base delle scelte un presupposto. Essere stati candidati alle elezioni nella coalizione, meglio ancora se nella sua lista. Insomma, come nella vecchia favola della pecora e del leone di Fedro, così avviene la suddivisione dei posti: “Io prendo la prima poiché sono chiamato Leone; mi attribuirete la seconda, poiché sono un alleato; allora siccome valgo di più mi toccherà la terza…”. Ed eccolo, il professore, fiondarsi di primo mattino, perché allertato da una componente la sua lista, cercando di impedire l’ abbattimento di un albero, poi demolito (mentre giacciono in sonno ben tre raccomandate pec, e pagine di giornale, nei suoi uffici, sul pericolo della viabilità di Viale Verona). Ha incassato poi il nuovo direttore del teatro sociale (da indovino, il mio cognome pare derivi da mago, saputi i concorrenti, avevo inviato un messaggio a un conoscente sul nome del probabile vincitore, sic), poi la presidente di ASM Set, e l’Ad di Ecoambiente. Il tutto in soli sei mesi. Alle false rimostranze dei gruppuscoli che lo sostengono, nel caso avessero l’ardire di chiedergli conto, potrebbe ironicamente rispondere: “E’ colpa mia se la mia lista è composta in gran parte da “genietti”? Voto 4

Ma la prova del nove per il sindaco sarà Il Tribunale. Li vedranno, urbi et orbi, di che pasta è fatto. Sono mesi e mesi che non ne parla. Nemmeno la sua capogruppo, avvocato Elena Biasin, innamorata del Palazzo di Giustizia ove è, si lascia sfuggire parola. Eppure Gaffeo è stato l’unico candidato sindaco a promuovere nella sua base elettorale un banchetto per la raccolta delle firme. Dove imperava un solenne impegno: “…se sarò eletto, il Tribunale non si sposta…”. Più di cinquecento corsero a firmare. Impegno seguito poi da una ulteriore promessa: una volta eletto, convocherò un consiglio comunale specifico. Sei mesi di nulla. E tutti zitti. Finora abbiamo assistito a una reiterata inaugurazione della nuova sede universitaria, e tra poco della rotatoria di Buso. Progetti prodotti da chi lo ha preceduto. Peccato che, da persona intelligente, sia caduto pronunciando la patetica frase “…abbiamo trovato una situazione grave…”, dando l’impressione che di Rovigheto conoscesse ben poco. Ci si augura che ora non trami dietro le quinte. Questa del Tribunale comunque sarà la cartina di tornasole per capire chi è il primo cittadino, di cui i rovigotti conoscevano e conoscono ben poco. Infatti, dopo non essere stato riconfermato all’inizio di quest’anno in Banca Intesa, ha pensato bene di ritornare ad affacciarsi alla politica, che gli aveva fatto trascorrere più di un decennio tra i banchieri. Con grandi soddisfazioni, anche economiche: si parla (speriamo sia presto pubblicata) l’ ultima dichiarazione dei redditi che pare sfiori i 240.000 euro. Una persona riconoscente alla Dea politica. Secondo il mio punto di vista, speranzosa in un prossimo futuro, più appagante. Per dire come sia la politica italiana in generale, il grande Leo Longanesi aveva coniato questa battuta: ” Il signore è uscito a sinistra, ma torna a destra per l’ora di pranzo: telefoni più tardi”. Voto 5

I responsabili, anzi i “politicamente incapaci” del centro destra, che hanno regalato la vittoria alle comunali rovigotte al centrosinistra, si contano nemmeno sulle dita di una mano. L’unico che pubblicamente se n’è assunto la responsabilità è stato Cristiano Corazzari. Tra questi non vi è però Renzo Marangon, che aveva partecipato alla corsa elettorale. Umiliato, per aver raccolto 77 preferenze dovute, secondo i maligni, all’aiutino avuto dalla candidata di genere Avezzù, che lo affiancava. Si è saputo che, diversamente dalle scelte effettuate dal manipolo che ha gestito il ballottaggio, Renzo fosse invece favorevole a un apparentamento con la lista di Ezio Conchi e di Antonio Saccardin. Due formazioni che insieme avevano raggranellato più di 1600 voti. Gaffeo è prevalso infatti per 350 voti sulla Gambardella. Fosse stato per il fiuto politico di Marangon, Rovigheto sarebbe stata ancora in mano al centro destra. Dopo la clamorosa debacle pensavano si ritirasse dalla politica. Soprattutto dopo aver strappato la tessera di Forza Italia, tempo fa. Ci ha invece ripensato, rimettendosi in gioco. Sfoderando esperienza e conoscenze, nel tentativo di recuperare i vecchi e stanchi reduci e combattenti berlusconiani. Si è reso quindi disponibile a ricevere un incarico, quale responsabile provinciale dei Seniores. Mettendosi subito al lavoro, con entusiasmo. Nel comunicato stampa, che annunciava la lieta novella, ho rilevato due punti oscuri. Il primo: come mai non compariva il nome dell’attuale e oramai storico commissario provinciale on. Piergiorgio Cortellazzo? Che con Marangon ha avuto recentemente paroline non troppo amiche? Tanto da spingerlo e costringerlo a dar vita alle amministrative a una lista chiamata Forza Rovigo. Pare che la tregua tra i due sia stata siglata all’hotel cristallo: io resto commissario provinciale, tu sarai nominato responsabile dei dispersi. Altro mistero. Sì è letto che un generale, Piero Sau, responsabile regionale dei Senior forza italioti, sia l’artefice della promozione del militesente Renzino. Ho fatto una ricerca, in internet, per capire chi fosse costui. Nulla. Se non che la popolarità mediatica al generale deriverebbe dall’aver nominato Marangon. Mi è sorto allora un dubbio; vuoi vedere che non compare da nessuna parte perché è dei servizi segreti? Voto 5

Il giornalismo, più che una professione, è stato sempre considerato un mestiere. Che un tempo permetteva a una categoria privilegiata di scrivere sui giornali, e farsi leggere. Con l’avvento dei media oramai tutti sono “giornalisti”. Però, come in tutte le arti e mestieri, c’è chi ha il quid, e chi no. Un bravo giornalista, sosteneva un grande direttore di giornale milanese che ho avuto la fortuna di conoscere, deve limitarsi a scrivere verbo soggetto e complemento, evitando i complimenti. Se avete bisogno di un aggettivo chiedetemelo, concludeva. Era, è un mestiere che permette ai più curiosi di raccogliere miriadi di notizie, confidenze, e anche maldicenze. Così, diversamente dai normali cittadini, si può venire a sapere anche che mutande indossa un/a potente. Se un sindaco/a ha l’amante, se un assessore/a se la fa con le ragazzine/i, o se è omosessuale. Se un presidente cornifica la moglie o il marito, o un/a assessore/a la o il compagna/o. Se un senatore, un onorevole perde la testa per una navigata pulzella o un ragazotto, o se è giunto/a in alto incarico perché qualcuno di importante, in qualche alcova, gli ha spianato la strada. Paolo Mieli, celebre saggista e giornalista direttore di importanti quotidiani, durante una passeggiata a Rovigheto, anni fa, mi raccontava la spasmodica curiosità che aveva Gianni Agnelli di conoscere tutte le trame amorose dei politici romani. Debbo confessare che, pur essendo curioso, ho sempre trattato “i peccati d’amore” come quel vecchio prete dell’Ottocento, confessore in un paesino di campagna, che ai contadini che accorrevano per liberarsi dal peso sulla coscienza e gli sussurravano “… monsignore, ieri sera dietro casa, nel pagliaio ho tradito mia moglie… o mio marito con…”. Non gli permetteva di terminare la frase citando il nome del colpevole o della colpevole, esclamando “Ego te absolvo, recita dieci Ave Maria di penitenza!”. Da laico ho individuato invece un “peccato attuale”, che segnalo nella speranza che venga recepito. E non diventi con il tempo politicamente “mortale” per chi lo ha, credo in buona fede, commesso. Poco prima di Natale è circolato sui media un video messaggio dell’onorevole Antonietta Giacometti, della Lega. Pur non avendola mai incontrata ho l’impressione che sia una signora da tempo impegnata, e fedele al partito. Il successo però porta in alto, scoprendo pregi e difetti che altrimenti rimarrebbero segreti. Nessun “giornalista”, ad esempio, gli ha chiesto perché abbia scelto di risiedere a Comacchio? In quasi due anni nessuna intervista con domande tipo è d’accordo dello stop del comune di Rovigo tra Interporto Rovigo e Padova che voleva Bergamin? Che strategie pensa saranno utili per far decollare la ZLS? Il silenzio mediatico è correità. Ma restiamo al suo messaggio video che, da polesano, mi ha in parte ferito. Non so se chi la attornia ha avuto la lealtà di informarla che, divenuto virale, è stato oggetto di scherno, derisione da parte di moltissimi polesani. Semplicemente perché è apparsa goffa, impacciata, bisognosa di leggere quattro parole di auguri al suo popolo. Mi chiedo: è mai possibile che chi le vuole bene, che la stima e condivide con lei il suo impegno, non l’abbia consigliata? Sarebbe bastato, per evitarle il massacro, una sua bella foto con alle spalle Montecitorio, con stampata una semplice frase: “Dalla lontana Roma vi giungano i miei più cari auguri di Buone Festività. Siate certi che il mio impegno è qui, ma il mio cuore rimane in Polesine”. Tanto per dire. Voto che deve essere espresso da ogni elettore del blog da 0 a 10.

Il Movimento 5 Stelle ha fatto del blog, delle piattaforma Rosseau, dei meetup, la sua politica. Si tratta di un centinaio di migliaio di “aristocratici” che si stanno lentamente dissanguando. Considerando che un terzo della popolazione è ancor oggi semianalfabeta o non sa usare i social, l’approccio con il passare del tempo pare non essere riuscito a pieno, nonostante il grande consenso ricevuto alle ultime elezioni politiche. Si sono dichiarati né di destra né di sinistra. Una affermazione alquanto strana per un “movimento”. Restare fermi significa perdere le coincidenze. Infatti stanno crollando nei sondaggi, oltre che alimentare fughe e tensioni interne. Anche in Polesine, a Rovigheto, tira brutta aria. L’unico consigliere comunale eletto, Mattia Maniezzo, sembra inesistente. Come del resto tutta l’opposizione, come hanno fatto notare i componenti del Partito socialista, l’unico partito che ha un programma e una visione dei problemi di Rovigheto, e del territorio. Peccato siano rimasti solo in due o tre. Il giovane stellato, dopo aver fallito l’ingresso a Palazzo Nodari, essendosi candidato tempo fa nelle liste di Beppe Osti sotto l’insegna di Clemente Mastella, ora è giunto, con i grillini, in Consiglio comunale. Aveva quindi la possibilità di infuocare il dormiente parlamentino cittadino. E’ prevalso invece il suo ruolo lavorativo, di pompiere. In sei mesi ha prodotto una Mozione. Dove chiede ai consiglieri di Rovigheto di schierarsi per fermare nientemeno che la riforma sul Meccanismo europeo di stabilità (il MES). Da Bruxelles si dicono molto preoccupati, in souspance, in attesa di ciò che si deciderà nel capoluogo tra Po e Adige. E’ chiaro che con “oppositori” così, come quelli che invitano sindaco e sinistra ad una inaugurazione di uno studio (erano assenti centro destra, Mattarella e Trump) vanno pubblicamente lodati, dal sindaco. Voto 3

Continua la saga sul Consorzio di Sviluppo del Polesine. Credo che ai morenti debba essere data finalmente l’estrema unzione, per accompagnarli alla fine del loro percorso. Invece continua l’accanimento terapeutico. Soprattutto ad opera dei comunisti, e della sinistra sindacale. Eppure abbiamo letto e saputo di tragiche gesta di chi lo ha governato. Di migliaia e migliaia di chilometri percorsi. Di centinaia e centinaia di migliaia di euro, se non milioni costati complessivamente in questi lustri per supportarlo. E debiti? Oramai al salvataggio pare non credano nemmeno più due intelligenti e coraggiosi sindaci di sinistra. Ma neanche più di tanto i cinque sei dipendenti rimasti, che avrebbero intascato preventivamente il TFR, più di un anno fa. Eppure si insiste ancora: c’è da salvare anche TLC, retta dal potente Angelo Zanellato, la cui compagine societaria ha fatto in passato discutere. Il sindacato interviene, con una interminabile serie di dati sulla gravità occupazionale che soffre il Polesine. Aggiungendovi infine quella dello sparuto numero di dipendenti del Consvipo. Ho letto il legittimo appello del segretario provinciale della CGIL. Vorrei ricordare che un altro Colombo, di nome Cristoforo, si era prefisso di raggiungere le Indie. Approdò invece in America. Voto 4

E’ una cittadina triste, anche se ben illuminata per le festività natalizie. Molte di queste serate, a cavallo della solennità più importante dell’anno, mi hanno visto passeggiare con il mio amatissimo cagnolino tra le vie centrali e spettrali di Rovigheto, popolate da quattro gatti. Mezzo anno di amministrazione è poco per dare giudizi, ma la sensazione è che questa giunta non sia attrezzata per il miracolo cui abbisogna il capoluogo. Gli indici negativi li abbiamo visti stampati sul quotidiano Il Sole 24 Ore. La ritroviamo al settantesimo posto della classifica generale. Unico positivo il quarto tra le startup innovative. Ma siamo al secondo per i reati legati agli stupefacenti. I giovani, non potendosi rifugiare in una città viva, si indirizzano verso i “paradisi artificiali”. Se il programma Gaffeo riuscirà ad imporsi, probabilmente ritroveremo un centro abitato con meno buche, ma non attrattivo. Ci sarebbe voluto un sindaco creativo e vulcanico, tipo Vittorio Sgarbi, per rianimarla. Non un matematico, perché la vita non è un prodotto ma un processo. Voto 5

“Era un giorno lieto di gran festa…e si avviarono da lontano…”. Fermi tutti. Non sono i Re Magi, ma un gruppo di cittadini che il giorno di Natale avevano deciso di giungere a Rovigheto per visitare, a palazzo Roverella, la bella mostra sul Giapponismo. “Siamo arrabbiati -dicono- perché sul sito non vi era scritto che era chiusa. Poi, telefonando, una segreteria telefonica invece di rispondere che la mostra era chiusa, ci rimandava al sito. Fai bene a chiamarla piccola Rovigo”, mi dicono. Ho cercato di rispondere che la perfezione non è di questo mondo, tantomeno a Rovigheto. Non vi dico come mi hanno guardato…Voto 4

Rovigo Magazine