2 marzo 2020

Scuole chiuse. Ignoranza aperta. Con le mascherine si prega di promuovere anche tappi per orecchie. Non ho mai sentito tante cazzate sul corv19 come in questa settimana. Quindi svilupperò questa mini pagella per non chiudere il contatto salvifico con voi eletti lettori.

Il sindaco di Rovigheto ha deciso: vuole acquistare il mezzo rudere dell’ex ospedale sanatorio di periferia Maddalena. Dai privati. Che in tutti questi anni pare lo abbiano ipotecato (fatti loro) per milioni di euro, naturalmente. Si parla di una cifra d’acquisto che considero spropositata. Più di 2 milioni e mezzo di euro. Acquistare perché e per cosa farne, sindaco? Questa è la domanda che il consiglio comunale deve porre all’amministrazione Gaffeo. Con risposta chiara sulla futura destinazione che deve essere inserita nella delibera d’acquisto. In modo che “scherzetti” fin qui operati non portino a raggiungere la meta “periferica” del Tribunale. Vedremo di che pasta sono i consiglieri comunali. Voto sospeso…

Con tutti gli edifici pubblici dismessi che gravano intorno in questo piccolo borgo che è Rovigheto, la domanda sorge spontanea: come mai, e per quali motivi gli amministratori pubblici promettono a privati di acquistare un immobile molto deteriorato? Fossi stato sindaco, invece di Bergamin e Gaffeo, avrei agito diversamente. I soldi pubblici dei cittadini li avrei usati per recuperare edifici già in possesso dello Stato, e riattarli. Ai privati, come è stato fatto per la ditta Rossi di Stanghella a proposito dei terreni di via Oroboni, avrei invece imposto una ordinanza, anche per il Maddalena ordinando di riattarlo. Lo prevede il Testo Unico degli Enti locali, altroché acquistarlo con soldi pubblici. Decisione che si può emettere nel caso di minaccia di crolli e altre situazioni di pericolo, di cui le cronache dell’ex Maddalena sono zeppe. Voto 3

Pare che finalmente, grazie a dei sindaci coraggiosi, e che tutelano le finanze dei loro comuni, sia stato deciso di sopprimere il Consorzio per lo Sviluppo del Polesine. Come nella nostra vita, il togliere, il tirar via, l’eliminare dovrebbe essere un segno di saggezza, man mano che si procede. Così pure per l’urbanistica; abbattere schifezze, non costruirne ulteriori. Così pure per gli enti inutili, che da anni si dichiara di chiudere ma sono ancora vivi e vegeti e divorano miliardi. Voto 7

E’ dalle scuole, dall’infanzia, da quelli che chiamavamo asili che si “impastano” i futuri cittadini, politici e dirigenti di domani. Con la “scuola democratica”, cioè ad ogni ignorante un diploma, come minimo, abbiamo visto dove siamo giunti. In questi giorni di terrore e paura, mi viene spontaneo girarvi una lettera scritta da un preside e rivolta agli alunni, che ritengo più meritevole della lettura di mille giornali. Cari ragazzi, niente di novo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa di cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare la vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’é alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui la malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che la possono fermare, secoli fa si spostavano egualmente, solo un pò più lentamente. Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ogni nostro simile come una minaccia, come un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte ma medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. Voto 10

Rovigo Magazine