La pagella della settimana

La pagella della settimana

1 giugno 2020

Ho ascoltato un pezzo del consiglio comunale rovigotto, lunedì scorso, trasmesso in diretta su You Tube. Ero soprattutto curioso. Quando ha preso, anzi gli hanno imposto di parlare, il neo presidente del collegio dei revisori contabili di Ascopiave (auguri), e consigliere dem dott. Giovanni Salvaggio, sono rimasto basito. Un incipit così, da un affermato commercialista e docente universitario, organico alla maggioranza che regge l’amministrazione, non me lo sarei mai aspettato. Si trattava di esprimersi sulla rinegoziazione di molti mutui (con la Cassa Depositi e Prestiti, la stessa dei 13,5 milioni del Maddalena?). Quando ho udito, da un navigato esperto, dire che “…era in difficoltà…che non ci aveva capito niente sulla delibera…”, ho però compreso tutto. Infatti, nonostante il parere negativo in termini di convenienza economica per le casse comunali, espresso dalla dirigente la ragioneria comunale, dottoressa Nicoletta Cittadin, scrupolosa e molto attenta, e il lucido intervento di Silvia Menon, che probabilmente ha capito che i suoi nemici più insidiosi stanno a sinistra, si è proceduto col metodo del rullo compressore. Indebitandoci, fino al 2043, per avere qualche centinaia di migliaia di euro disponibili in più per i prossimi tre anni. Il tutto condito e impastato con la oramai solita minestra dell’emergenza Coronavirus. Mi chiedo se questa malattia intacchi solo i polmoni, e non l’apparato digerente? Perché ho avuto la netta impressione che Salvaggio ha dovuto deglutire la delibera, votandola. Non potendo politicamente e pubblicamente vomitarla. Voto 6

Nello Chendi, socialista da 4 generazioni, ha pubblicamente “schiaffeggiato” il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Mattia Moretto. Promettendogli addirittura di trascinarlo in Tribunale. Motivo dello scontro le parole espresse, su un giornale, dal capogruppo di Giorgia Meloni a Palazzo Nodari. Aveva definito ipocrita, e dal comportamento politico da pessimo democristiano, il braccio destro del senatore Romeo con gli accoliti, riguardo l’atteggiamento di astensione espresso sulla delibera che prevedeva il consumo del suolo. Il discendente di Turati, Costa e Nenni ha dato fuoco alla miccia, facendo esplodere il Bakunin che è in lui. Ricordando, urbi et orbi, che in Consiglio comunale a Rovigheto è stato per ben cinque volte. E sempre eletto dai cittadini, non nominato. Sottolineando, quindi, come la sua investitura istituzionale derivasse dal popolo sovrano. Gli ha poi inferto un fendente personale quando ha ricordato “…a lui ed al padre che se le offese sono il mezzo per non restituire il denaro che ho loro prestato non mi meraviglia…”. Caro Chendi, dovresti sapere, vista l’età, che i debiti sono come le donne, più se ne hanno meno se ne pagano. Insomma, la sfuriata è terminata issando la bandiera del socialismo democratico. Voto 6

Completamente antitetico, a quando affermato da Nello (nome credo impostogli a ricordo di uno dei fratelli Rosselli, trucidati in Francia) Chendi, sono state le dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla assessora Luisa Cattozzo. Ingabbiata dalle legittime critiche di leghisti e forza italioti, che l’hanno crocifissa per il comportamento sul “caso del bar Crimi”. Reagendo immediatamente, e rispondendo che “…non sono stata eletta, non sono stata candidata, non sono un avversario politico, sono un assessore di nomina tecnica quindi le critiche politiche non mi sfiorano…”. Come se facesse parte del cda di Snaphack, per esempio. Fornendo quindi la prova del nove. In molti si erano infatti posti queste domande: “…ma chi è, quali sono i meriti, e perché è stata nominata assessore?”. Eccovi accontentati: un tecnico a volte può stendere un politico. Voto 7

Nessuno si è mai incuriosito tanto da decidersi di analizzare quanto in questi decenni ci è costata la linea navigabile “Fissero-Tartaro-Canalbianco?Dal Canale Mussolini ad oggi? E l’Interporto di Rovigo? Che fine abbiano fatto le strategie politiche imbastite nei vari lustri e miseramente incagliatesi sotto i ponti o tra i marosi del Canalbianco? Società di navigazione o immobiliare? Fusione con Padova? Fusione con Verona? O “fusi” e basta? Di positivo, socialmente e politicamente parlando, più che veder transitare chiatte, è che abbiamo assistito al passaggio di vari membri susseguitisi nei vari Consigli di amministrazione. Di pochi giorni fa, l’ennesimo cambio. Da un trio di centro destra ad un gruppetto misto, che ha registrato il cambio di casacca del socio comune di Rovigheto. L’ormeggio della scialuppa alla “banchina” è comunque saldo. Garantito. Come in tutti gli enti: tra i tre “passeggeri” vi è infatti una “Romeiana”. Voto 6

Si è salvato in extremis, il presidente della Provincia di Rovigo, Ivan Dall’ Ara. Rai 3 Veneto lo ha intervistato, stuzzicandolo con una domanda sempliciotta: come mai così pochi polesani colpiti dal coronavirus? Non volendo probabilmente deludere l’intervistatore, calato tra Po e Adige, ha rilanciato l’idea balzana di uno studio, naturalmente come sempre “approfondito”, sul sangue dei polesani. Che potrebbe essere così forte e resistente da sconfiggere sul nascere il virus. Oramai siamo abituati a tutto. Anche alle cazzate. Se i laboratori analisi fossero attivati, si scoprirebbe che circa il 10% dei 250.000 abitanti sono colpiti da microcitemia, che indebolisce l’organismo più che rafforzarlo. Essere riusciti a cavarcela fra pellagra, malaria, miseria, analfabetismo e fame non significa essere forti, casomai fortunati. Il sindaco di Ceregnano si è invece ben rifatto quando ha citato le caratteristiche che hanno “isolato” questa Mesopotamia, rendendola quasi immune. I due fiumi più grandi d’Italia e il mare. Siamo cioè un territorio isolato, dove nemmeno il cov-19 è riuscito ad entrare. Come in Sardegna e in Sicilia, appunto. Voto 6

Ricordo una vignetta, sul quotidiano La Repubblica, di tanti anni fa. C’era un signore che, bisognoso, bussava con foga a una porta chiusa del gabinetto, dove stava scritto CSM. Trovandolo occupato, sbroccava con un “Ciess’ e mmerda”. Era profetica di ciò che osserviamo oggi su tutti i giornali, e coinvolge il CSM, cioè il Consiglio Superiore della Magistratura, che dal 1907 è l’Organo consultivo-amministrativo di auto governo dei giudici. Il prometeo senatore a vita, Francesco Cossiga, già Capo dello Stato, durante una trasmissione televisiva del 2008, apostrofò così il giudice Luca Palamara, che parlava del ruolo della magistratura: “…Ha la faccia da tonno. La faccia intelligente non ce l’ha assolutamente. In questi anni ho visto tante facce e le so riconoscere…L’Associazione nazionale magistrati è un’associazione sovversiva e di stampo mafioso…”. Se uno dei Tre Poteri dello Stato viene pubblicamente lordato così, non c’è da essere sereni. Soprattutto se un giudice incassa in silenzio e non tutela se stesso e l’Associazione querelando anche un ex Capo dello Stato. Addio Costituzione (deboli con i forti e forti con i deboli, sic). Una deriva da far dire, pochi giorni fa, al più importante ed equilibrato avvocato cassazionista, Franco Coppi, che “…avrei paura di essere giudicato da un Tribunale in Italia…”. Ebbi modo di conoscerlo venti anni fa (spero di poter consumare un pranzo con lui e la sorella se, come mi ha promesso mesi fa, verrà prossimamente a Venezia). Ero stato convocato, quale unico testimone a favore di Eugenio Scalfari (che fu poi assolto) direttore del quotidiano La Repubblica. Era stato querelato dalla vedova del senatore Antonio Bisaglia, Romilda Bollati di Saint Pierre, che chiedeva una “provvisionale”, molto alta. L’avvocato del famoso quotidiano romano, era Giovanni Le Pera (che ha assistito anche la famiglia del presidente Pertini). Mi aveva dato appuntamento a palazzo di giustizia, a Piazzale Clodio. Mentre discutevamo, arrivò da Torino anche l’avvocato della vedova Bisaglia, Vittorio Caissotti di Chiusano. Mentre ci scambiavamo opinioni sulla Juventus, lui era presidente dei bianconeri, nei corridoi spuntò all’improvviso Coppi. Subito si unì per salutare gli illustri colleghi. Me lo presentarono. Rimasi insieme ai tre principi del foro per una buona mezz’ora. Venni poi ascoltato come testimone dopo le 13,30, con tre ore di ritardo, in quanto quello stesso giorno arrivò un’emergenza. Presente una troupe di Radio radicale, si affrontò il caso di Marco Pannella che aveva distribuito cannabis gratis in centro a Roma. Il pubblico ministero che mi interrogò, e con il quale trascorsi tutta la mattinata, si chiamava Giovanni Salvi. Ora è procuratore generale della Corte di Cassazione. Voto 8

Che vi avevo detto? Boccia è unanimemente bocciato. Dai fatti. Naturalmente. Lo dice lo stesso suo cognome. “Degno marito della De Girolamo. Lei balla con le stelle. Lui governa tra le nuvole”, ha scritto un giornale molto letto. Infatti, dopo aver estratto fuori dal suo carnet l’invenzione degli “assistenti civici”, si è palesato. Dovevano essere 60.000, in tutta Italia. Il governatore Luca Zaia ha detto di non volerli nemmeno sentir nominare, e ha detto giusto. Per non citare il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che in un video lo ha ricoperto di ridicolo. Mentre il comico Crozza lo ha preso addirittura per il culto. Così come i più lucidi intellettuali e cronisti italiani. Ha fatto una figura marrone. Grande, direi. Non aveva compreso che in questo bel Paese pullulano Polizia, Carabinieri, Finanza, Vigili del Fuoco, Vigili Urbani e via cantante. E che mettere una pettorina e assegnare un ruolo a degli “spostati”, cioè ex reddito di cittadinanza, disoccupati vari eccetera eccetera. per spedirli in mezzo alla gente e ai giovani che desiderano recuperare il tempo interrotto da questo virus, quali “guardiani”, è troppo pericoloso, oltre che ridicolo. Stupido direi. Lo sappiamo benissimo, e già fatichiamo a tollerare chi si è issato un cappello in testa, una paletta in mano, o indossa una pettorina “associazionistica” supplementare alle forze dell’ordine. Perché il più delle volte si ergono a ruoli impropri. E ci fanno incazzare. Quindi, egregio Gaffeo, eviti la gaffe. Non faccia l’errore di porre sul liston, a Rovigheto, 60 antropologicamente “sfigati”. Voto 3

Anche in questa terra, emarginata Mesopotamia tra Po e Adige, questo virus-politico ha prodotto vittime coniugali. Attriti, baruffe, botte e separazioni si sono provincialmente consumate, senza clamore. Con il vecchio e mai dismesso aplomb veneto, indossato dai protagonisti del mitico e ancora attuale (vi prego di cercarlo su You Tube e andarlo a vedere) film capolavoro di Pietro Germi “Signore & Signori”, del 1965, girato a Treviso. Anche gli amori, la cui fiamma viene sovente spenta dalla lontananza, hanno subito una drastica e forse giusta collocazione. Le illusioni, a iniziare dal Paradiso Terrestre (dopo che si conosce ogni centimetro del globo, e non si è incontrato nessun Paradiso, sic) all’irraggiungibile e romantica Luna della nostra infanzia, violata e calpestata, sono oramai svanite. Lo stesso progresso scientifico ha cancellato la mitica Mela di Adamo, sostituendola con quella scientifica di Newton. Così anche le grandi passioni amorose hanno ritrovato il loro giusto alveo. I grandi amori erano solo fantasie, dei bugiardi. Ci sono invece solo piccoli amori che possono durare a poco o a lungo, sosteneva Anna Magnani. Voto 7

Più il tempo avanza più il morbo emigra. Da mercoledì 3 giugno, naturalmente. Perché delle due l’una. O si è trattato di un nuovo virus, non ancora conosciuto ma che una volta celebrato si può sconfiggere, oppure siamo in mano a un insieme di politici che hanno per le mani tutto quello che non hanno nella testa. Questi tre mesi, oltre a mettere in ginocchio il nostro Paese (le conseguenze gravi verranno, statene certi) hanno posto alla luce del sole l’imbecillità umana, senza più spazi e né limiti. Basta registrare le incredibili ordinanze, spesso confliggenti fra loro, emesse. Ora, dopo il metro, anzi due, meglio quattro e così via “tout passe, tout lasse. Il n’est rien, et tout se remplace” (tutto si rompe, tutto passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza). Siamo nella post modernità. L’ambiente ideale per uno come me che non si ritiene contemporaneo, e che pochi giorni fa ha letto l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (lo stesso, ricordo, che certificava che i morti di solo cov-19 erano pari al 3,5% del totale dei 35.000, e avevano un’età media di 80 anni, sic) che ha rilevato il parametro di possibilità di trasmissione del contagio-virus: è oggi presente in 15 regioni su 20. Quindi? Liberi tutti! Migliaia e migliaia di asintomatici avranno la possibilità di espandersi. Morale: se si riempiranno gli ospedali significa che avrò errato tutte le mie diagnosi dialettiche espresse in questi mesi. Al contrario, e lo spero, avrò compreso meglio con chi abbiamo avuto e abbiamo a che fare. Voto 8

Lunedi 1 giugno, oggi. D-Day per i brutti e le brutte. Finalmente! Via le mascherine dal volto. Voto 10

Rovigo Magazine