La pagella della settimana

La pagella della settimana

29 giugno 2020

La vita ci propone scandali, e scandaletti. Oggi tutti i giornali ricordano “La strage di Ustica”, avvenuta 40 anni fa. Alle 20,59 del 27 giugno del 1980 un aereo DC-9 partito da Bologna e diretto a Palermo precipitò nei pressi di Ustica. Morirono tutti gli 81 occupanti a bordo. Non si è mai conosciuta esattamente la causa, guasto, bomba, extraterrestri? Anni dopo, alla presenza del presidente del senato Giovanni Spadolini, ebbi modo di intervenire, nella splendida Sala Zuccari del Senato, a un convegno sulla professione di giornalista. Terminata la riunione fui avvicinato da un collega che si complimentò per il mio contributo. Come si fa a non cedere a una lusinga, a chi dimostra di stimarti: diventammo amici. Spesso, quando mi recavo a Roma per partecipare alle riunioni dei presidenti dell’Ordine dei Giornalisti, ci incontravamo. Il suo nome è Sergio Tè. Lavorava al settimanale OP (osservatore politico) comandato da Mino Pecorelli. Quando fu ucciso il 20 marzo del 1979 lo sostituì, divenendone direttore. Ora ha trasformato il settimanale in agenzia giornalistica quotidiana. Immaginatevi quanti colloqui interessanti e riservati ebbi con lui che, figlio di un generale dei carabinieri, era a conoscenza delle mille trame oscure che nella città dei Papi accadevano da sempre, e che il settimanale portava solo in parte alla luce. Restando, naturalmente, ignote ai più. Ricordo che affrontammo anche il “problema Ustica”. Sapendo che ero di Rovigo, e che avevo conosciuto il ministro Tony Bisaglia, ricordammo i rapporti che il leader doroteo aveva con Pecorelli, ma anche con la bella sorella Rosita, che lo scorso anno ha chiesto si riaprisse il caso sull’assassinio del fratello. Ricordammo anche l’infausta telefonata di un giornalista collaboratore e molto amico di Bisaglia che, alle ore 14,10 del 28 giugno (il giorno dopo la tragedia del DC 9 sic), fu autore di una telefonata, che doveva rimanere anonima, alla redazione romana del Corriere della Sera affermando: “… siamo i Nar. Sul volo c’era il nostro camerata Marco Affatigato. Viaggiava sotto falso nome. A Palermo doveva compiere un’azione. Lo riconoscete perché aveva al polso un orologio Baume e Mercer…”. Telefonata eseguita solo per depistare, fu il verdetto del generale Cogliandro del Sismi, che identificò anche nome e cognome del delatore. Si venne a sapere che questo giornalista, oggi ancora in vita, prima di prendere in mano la cornetta era stato al Viminale, poi alla Questura di Roma, dove aveva concordato i termini della telefonata che avrebbe poi eseguito. Ma Bisaglia che centrava in tutte queste trame? E’ stato il bello dei nostri colloqui. Voto 8

Sgarbi fantastico. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Credo che forse sia “il meno pagliaccio” rispetto ai tanti ipocriti che siedono al Parlamento. Ha il coraggio, che deriva dalla cultura, dalla libertà di dire ciò che pensa: portando alla luce, pubblicamente, usando parole del Boccaccio e di Pasolini, che possono o meno piacere, problemi veri. Altri sono terrorizzati, semplicemente ascoltandolo. Come istituzionalmente ha fatto l’onorevole Maria Rosaria Carfagna che da Salerno, dopo Lele Mora, è oggi vice presidente della Camera, grazie a Silvio Berlusconi. Purtroppo è vero: l’ipocrisia regge il mondo e regna sovrana. E fa si che certe verità imbarazzino, sovente a causa dell’educazione ricevuta. Come fanno certe donne, per esempio, quando gli si nomina l’oggetto del loro desiderio maschile e spesso fingono imbarazzo, addirittura arrossendo invece di gioire. Ed è proprio in quegli emicicli romani, dove si licenziano a volte leggi scriteriate, che l’intellettuale ferrarese si alza in piedi e grida: “…non appartengo alla categoria dei pavidi, dei vigliacchi. Chi mi attacca è solo perché ricordo loro cosa sono stati, come hanno ottenuto quei posti e come verranno ricordati…”. Parole sante. Voto 9

Castelnovo Bariano ha deciso di titolare le scuole a due maestri elementari. Tali Gregori e Moretti. Ottima iniziativa, ricordare alle comunità locali questi giganteschi simboli che se confrontati, per esempio, a quel disastro umano che è il ministro della “Pubblica distruzione”, la grillina Lucia Azzolina, la azzerano. Ho anch’io un grande e affettuoso ricordo del maestro Franchin che da Trecenta, estate e inverno, giungeva in bicicletta sino a Bagnolo Po per insegnare a una scolaresca di alunni che aveva l’argento vivo addosso. Era sempre impeccabile, curato, indossava giacca e cravatta. Un educatore, un signore. Figure importanti come la maestra Luisella o il maestro Paride, hanno lasciato il solco nei nostri cuori di bagnolesi. Voto 10

Ho fatto caso. Sono soprattutto le brutte che indossano ancora la mascherina sotto il sole, con 30 gradi di temperatura. Credo che per loro il virus della bruttezza sia più difficile da affrontare che il coronavirus. Probabilmente si costruiranno delle auto certificazioni fasulle fatte in casa pur di dimostrare che sono obbligate a celare il viso sino al 2050. Voto 3

Il direttore generale del’ULSS 5 di Rovigo, dottor Antonio Compostella, per raggiunti limiti d’età non ha ripresentato domanda per ottenere il rinnovo. Andrà a godersi la meritata pensione. Debbo dire che il suo impegno è stato ben classificato dai voti espressi nelle pagelle di valutazione riferite ai numeri uno della sanità veneta. Si è posto nel mezzo, né primo né ultimo. Naturalmente il coro dei politici autoctoni intervistati si sono indirizzati verso il plauso totale, tutti lacrimanti. Come sovente accade per i defunti. Voglio invece segnalare al mega direttore potentissimo, ma non solo a lui, cioè a Guardia di Finanza, Ispettorato del lavoro e servizi segreti ciò che accade da decenni, soprattutto di notte, nel nosocomio cittadino. Parlo dell’assistenza “esterna” ai malati. Ad accudire i nostri cari spesso bisognosi, accorrono persone esterne, non parenti o congiunti. Retribuite molto spesso in nero. Cento euro e più a notte. Ma anche il giorno. Tutto questo sotto gli occhi di tutti, senza che vi siano stati minimi controlli. Ai pochi infermieri, questi “aiuti” esterni fanno anche loro comodo. Ma che le famiglie si debbano “svenare”, per non far mancare a un loro congiunto il giusto sostegno e apporto che dovrebbe essere ben garantito dal servizio pubblico, non va assolutamente bene. Chiedo quindi ufficialmente controlli accurati, e soprattutto a sorpresa. Voto 3

Eccovi una domanda retorica implicita di risposta predeterminata. Secondo voi la “volpe” Graziano Azzalin, a più di due mesi dalle elezioni regionali, inonda il Polesine con un suo volantino per ringraziare e congedarsi dagli elettori che lo hanno premiato spedendolo a Venezia, in Regione, per ben 10 anni? Oppure le cifre impresse sulla brochure (93% di presenze, 220 interrogazioni, 4 proposte di legge, 117 mozioni, 53 progetti di legge eccetera) aprono di fatto la campagna elettorale per una sua tentata terza rielezione? Depliant ove vi è implicita anche la risposta al gruppo dei “romeiani”, che pensavano vi dovesse essere il loro placet provinciale affinché Graziano potesse ricandidarsi. Se negli anni Sessanta c’erano le scuole di partito: alla Camilluccia, voluta da Fanfani, si affacciavano per essere formati i futuri dirigenti della Democrazia cristiana; alle Frattocchie, voluta da Togliatti, i comunisti. A Rovigheto da anni niente, nessuna scuola politica. Oggi esiste solamente la risultante finale del percorso, cioè l’occupazione delle poltrone. Niente formazione politica, prima di essere immessi a ruoli importanti nella società civile, niente insegnamento anche se il professore numero uno esiste, e “venne da lontano”, dalla Calabria. Il suo nome è Domenico Romeo, ex senatore che, alla guida di qualche centinaio di scudieri, da anni gestisce il partito dei sinistrorsi. Qualche critico invidioso lo accomuna alle tre fiere che Dante Alighieri incontrò nella selva oscura, nel Canto dell’Inferno. La Lupa, la Lonza e il Leone, mai sazie. Di poche settimane fa l’ultima strategia messa in campo con “la mossa del cavallo”. Cioè richiedere ufficialmente le dimissioni del consigliere e neo presidente dei revisori del conti di Ascopiave Giovanni Salvaggio per sostituirlo in consiglio comunale con l’avvocato Margherita Balzan, e poi richiedere, con la forza dei numeri, il cambio del capo gruppo. Pare che la tattica si concluda invece ufficiosamente portandosi a casa “l’ottavo nano”, scherzano le opposizione. Cioè la nomina di un suo uomo come ottavo assessore a Rovigheto. Che gli permetterà di affacciarsi in giunta, operando una semplice sostituzione in consiglio comunale facendo spazio alla Balzan. A plotoni però invariati. Voto 7

L’assessore Dina Merlo è certamente una creativa. Dopo aver inciso il suo nome ai piani alti di palazzo Nodari, si è subito distinta con una ordinanza spacca cervelli su chi poteva giungere in auto in centro storico. Ora si ripete. Ha deciso che, fra i cittadini delle frazioni di Roverdicrè, Boara, Mardimago e Borsea, verranno individuati una “rete di segnalatori” di puzze. Escluse dalla statistica le flatulenze personali e familiari, i rovigotti che avranno superato il test, dovranno rivolgere il naso all’insù e segnalare al civico consesso miasmi e fetori vari intercettati in loco. Dovranno essere sempre all’erta, giorno e soprattutto la notte. Una volta classificate, le segnalazioni saranno diramate all’ Arpav, per tipo e provenienza, e costituiranno il “libro delle puzze”, forse il primo pamphlet in Italia. Attenzione accurata verrà dedicata alla scelta dei segnalatori. Non dovranno essere abituati ad annusare da tempo i cattivi odori familiari o logistici, perché potrebbero avere già registrato una riduzione dell’attività cerebrale nelle aree legate all’olfatto. Come accade a chi opera e lavora in ambienti particolari, o vive in comunità puzzolenti, e non ci si fa più caso. Non sempre però il nauseabondo è negativo, tanto da costituire sensualità: ci sono infatti persone che si eccitano annusando i piedi, perversi che adorano annusare sudori derivanti da poca igiene. Lo stesso Napoleone Bonaparte, in epoche dove l’acqua per lavarsi era poco usata, inviava un messaggero a cavallo alla sua amata e poi consorte, la “bella creola” Marie Josèphe Rose, nata in Martinica, per consegnargli il seguente messaggio: “…Giuseppina non lavarti, domani arrivo…”. Voto 5

Rovigo Magazine