La Pagella

La Pagella

XHHNJN21 marzo 2022

Anni fa si celebrava “Il sabato fascista”, una giornata che veniva dedicata ad attività sportive, paramilitari. Poi, nel 1970 vide la luce “Lo statuto dei lavoratori”, e poi ancora il “Tetto settimanale di 40 ore” che prevedeva le 8 ore lavorative giornaliere. Sabato riposo. Ci aveva già pensato però Dio, quando nel creare il mondo, il sesto giorno, come scritto nella Genesi (1,26) disse: “ Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Insomma ho l’impressione che anche il “Creatore”, dopo cinque intensi giorni lavorativi, si sia rilassato. Infatti nutro sempre più la convinzione che siamo noi che ci siamo creati un nostro Dio a nostra immagine e non viceversa. Innanzitutto perché il 95% dei cattolici non conosce i precetti, il catechismo, le virtù teologali, i vizi capitali e quindi anche volendo non può osservarli. Ognuno si confeziona così i propri comandamenti, si infligge le proprie pene e assoluzioni, e così sia. Una premessa per dire che nonostante l’ignoranza certificata la Fede rimane pur sempre un forte sentimento. Che ci viene trasfuso sin dai primi giorni di vita, e in modi diversi. In India il buddismo, lo Scintoismo, in Arabia l’islamismo, in altre parti del mondo il luteranesimo, il protestantesimo e le altre confessioni esistenti. I più numerosi sono i cattolici, poi vengono agli islamici, agli induisti e i buddisti e così a scendere. Insomma ogni civiltà ha il proprio “supermercato” cui rifornire l’anima e lo spirito nel momento del bisogno. In Italia il 70% della popolazione appartiene alla comunità Cristiano cattolica. Una discendenza che deriva dall’ospitare la Città del Vaticano, un’area murata extraterritoriale come San Paolo fuori le mura, San Giovanni e Santa Maria Maggiore, oltre la residenza estiva dei papi a Castel Gandolfo. Quindi i massimi rappresentanti mondiali del cattolicesimo li abbiamo in casa, dopo i settanta anni in cui, dal 1309 al 1377, furono costretti a rifugiarsi ad Avignone in Francia per  fuggire all’ira dei romani. Per cui, volenti o no, la loro influenza e potere pervadono tutti. Questa lunga “ouverture” per focalizzare l’ultima opera di Rossini, non il celebre compositore ma il nostro consigliere comunale. Che ha osato sfondare una “porta, che non è pia”. Richiamando pubblicamente addirittura Sua Eccellenza monsignor vescovo ( prossimo di Verona?) e la chiesa da lui rappresentata ad attivarsi fattivamente per ospitare i profughi ucraini. Affermando che nella nostra penisola il clero possiede un patrimonio immobiliare immenso, che conta oltre 5mila immobili di cui 1200 fra Londra, Parigi, Ginevra e Losanna. Con migliaia di stanze e grandi spazi che potrebbero essere assegnati ai profughi, ha rimarcato il capogruppo della “Lista Gambardella”. Beh, se voleva attirarsi improperi e visibilità questa volta ci è riuscito appieno. Un ceto-la qualunque, come oggi è quello politico, composto in grandissima parte di ipocriti, che non osa dire quello che pensa, ha poi straboccato. Contro Rossini, che ha affermato il giusto sbagliando. Queste esternazioni oggettive le possono fare gli intellettuali, i filosofi, gli atei, gli agnostici. Non lui che è inserito in una comunità di benpensanti e conformisti. Ma i falsi farisei da inginocchiatoio in Italia hanno a disposizione e utilizzano la più magnifica “lavatrice dei peccati sporchi”, la confessione. PS: Sconsiglio al consigliere di disturbare Papa Francesco, che già si è espresso urbi et orbi, per aggiornarlo sulla stitica accoglienza tra le mura locali ecclesiali dei rifugiati ucraini. Il giudizio che vorrebbe ricevere dal Santo padre è palese. Per ottenere quello più importante e definitivo, ognuno invece lo avrà quando busserà alla porta di San Pietro, allocata un po’ più in alto del Vaticano.

BOCCIATO

 

Vi fornisco uno scoop sconvolgente e sensazionale: in guerra si muore. I giornalisti, quelli che non hanno paura delle bombe, del sangue e che non si commuovono vedendo bambini e donne martoriati, oltre a non piazzarsi in hotel a cinque stelle per trasmettere i loro resoconti quotidiani, sono rari. Direi rarissimi. Per fare, e fare bene il cronista di guerra non basta indossare davanti alle telecamere il casco, il giubbotto antiproiettile, e far sentire le esplosioni degli ordigni in distanza. Mi sono meravigliato ma non stupito dall’imprecazione: “Porca troia! Scusate, stanno sistemando le macerie e mi è arrivato qualcosa…” emessa in diretta a “ Mattino cinque” da Fausto Biloslavo, un inviato che ha speso la vita consumando suole su suole di scarpe per raccontare a varie testate giornalistiche le imprese dove operavano i peggiori nemici dell’umanità. Sulla testa gli era caduta una cassetta della frutta, precipitata da un palazzo distrutto, e perciò si è lamentato. Anni fa ero a Roma presso la sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che all’epoca si trovava sul Lungotevere Cenci vicino alla Sinagoga e all’attuale residenza del mio amico e ottimo giornalista Mediaset Alberto Cappato che nello storico palazzo Cenci ci abita con sua moglie, quando un mio amico friulano, Molina, consigliere dell’Ordine, mi prese da parte e mi disse: “Ti voglio far conoscere un ragazzo bravo e volonteroso che sono certo farà strada”. Mi presento’ infatti un giovanissimo suo protetto, Fausto Biloslavo, suo conterraneo. Direi che aveva visto giusto. Ma mi dicevo meravigliato e non stupito per l’imprecazione di Biloslavo perché ho imparato che dal pontefice, ai re, ai dittatori, al vicino di casa c’è da aspettarsi di tutto, e il suo contrario.

PROMOSSO

 

Da anni lo vedo passare vicino casa per raggiungere il camposanto. Si tratta di una  persona conosciuta a Rovigheto in quanto per lunghi anni è stato un apprezzato commerciante. Negli ultimi tempi ha trovato, mi ha detto, la forza di fermarsi per porgermi le condoglianze, e salutarmi. E scambiare quattro parole per condividere e alleviare i nostri dolori. Lui tredici anni fa ha perso una figlia che si era imposta per intelligenza e creatività nel mondo universitario della ricerca. Aveva solo 36 anni. Così, ogni giorno, giorno dopo giorno da allora inforca la sua vecchia bici e corre in via Oroboni a salutarla. “Ti devo dire che dopo mi sento bene”, mi ha confermato. Ne sono certo. In nessuna lingua del mondo esiste infatti una parola che identifichi il più ingiusto dolore che può colpire un genitore, come sopravvivere a un proprio figlio.

PROMOSSO

 

Ho condiviso la decisione del sindaco Gaffeo nello stoppare e speriamo disinnescare l’armamento alla polizia municipale. Al tempo del centro destra del sindaco Bergamin, abbiamo assistito alla richiesta dell’esercito russo in città, alle visite notturne dello scheletro del Maddalena, alla rincorsa per le vie di Rovigheto dei venditori ambulanti abusivi. Mancava solo la pistola alle guardie cittadine per chiudere il cerchio dell’inutile necessario. Sparare stupidate è una caratteristica degli improvvisati politicanti d’oggi. Si affidano alla pancia del popolo, non potendo usare la testa. Se un vigile possiede un’arma significa che può usarla. Non solo contro eventuali malintenzionati che, temendo di venire sparati, sparerebbero per primi. Ma spesso viene usata per futili liti domestiche, come le cronache quotidiane ci informano. Quanti conflitti a fuoco ci sono stati in Polesine negli ultimi trent’anni? Sapete cosa significa detenere un’arma? Quanto costano alla comunità munizioni, manutenzioni, detenzioni, allenamento al poligono eccetera? Ci sono già poliziotti, guardia di finanza, carabinieri armati che tutelano i cittadini, perché esagerare? Le armi servono per sparare, per difendersi e uccidere. Quando una nazione fornisce armi ad altri paesi li incoraggia indirettamente ad usarle. Negli ultimi sei anni l’Italia e altri sette paesi europei hanno venduto armi alla Russia di Putin, nonostante l’embargo deciso dall’Europa. Poi si piangono i morti dell’Ucraina, uccisi anche dalle nostre stesse armi prodotte e vendute. Non si riescono a trovare fondi per aumentare pensioni, eliminare accise sulla benzina ma si stanziano in un batter di ciglia soldi per le spese militari portandoli dai 25 ai 38 miliardi di euro annui. Ragionatevi sopra.

BOCCIATO

 

Che le verità prima o poi vengano a galla non è sempre vero. Soprattutto se interessano personaggi illustri, illustri semplicemente perché a volte una serie di strane concause possano averli issati alla ribalta. Accorgendosi poi che nella realtà fattiva si tratta di persone che non possedevano il quid. È quello che avevo scritto immediatamente dopo l’elezione della “rodigina” Maria Elisabetta Casellati alla seconda carica dello Stato. Non preoccupandomi delle critiche che mi hanno confinato all’opposizione, visto che i posti nel Colosseo degli osannanti la signora erano tutti occupati. Poi, col trascorrere dei giorni, la sua immagine ha oscurato l’immaginazione che celava la realtà. E che sovente ammanta chi conta. Quando i giornalisti veri hanno iniziato a svolgere il loro lavoro, e portare a galla i suoi limiti politici e umani, l’atmosfera è cambiata. Dai figli, ai voli di Stato, alle centinaia di migliaia di euro spesi per proteggere la sua abitazione padovana hanno dato il via agli strali. Che hanno trovato l’apice quando è emersa la sua incapacità a ben gestire l’importante ruolo affidatole. La reazione è stata quella di scaricare sui suoi portavoce gli errori. In quattro anni ne ha cambiati ben sette. Un record. Giorni fa, sul tavolo del comitato che sta lavorando sul nuovo regolamento del senato che prevede l’eliminazioni di 115 poltrone, è stato depositato un emendamento dal veterano leghista Calderoli e dal 5 Stelle Santangelo dove si esprime un giudizio negativo sulla gestione della Casellati. Non è mai troppo tardi se si rivedono valutazioni errate. Dobbiamo comunque  ringraziare i tanti parlamentari, soprattutto di Forza Italia che, probabilmente avendola conosciuta da vicino (tanto che Berlusconi non l’ha invitata alla cerimonia di sabato per festeggiare le sue 85 primavere e l’amore che nutre per le rondini, e le passere) hanno deciso che spedirla al Quirinale sarebbe stato un danno per l’Italia. E l’hanno silurata.

BOCCIATO

In periodi come questi in cui la patria di Machiavelli, Leonardo, Giotto, Bernini, Michelangelo si è popolata di cittadini etero diretti da televisioni, siti web, social network, blog e giornali prevale il “comportamento unico”. Così non si acquista una sola bistecca per paura della “mucca pazza”, poi stop alle braciole di  maiale per la “peste suina”, si interrompono le relazioni sociali per terrore del Covid. Ora entra sulla scena l’Ucraina e i profughi. Martellamenti di 24 ore su 24. Chi non si isola e legge qualche buon libro è perduto. Gli altri, tutti in fila, dietro i pifferai. In questo marasma si distingue il combattivo sindaco di Trecenta (Laruccia non è polesano n.d.r) che ha sfoderato gli attributi, dopo che la Regione aveva ridisegnato l’area della ZLS escludendo i comuni di Trecenta, Bagnolo Po e Fiesso Umbertiano (due sindaci forzaitalioti più uno) credo non particolarmente simpatici ai leghisti locali. Fatto è che il primo cittadino alto-polesano, senza se e senza ma, ha impugnato lo strumento democratico a sua disposizione ponendo il problema al TAR. Tutto normale, per uno che ha giurato sulla Costituzione e cerca di utilizzarla, no? Macché! Invece di rispondergli noi abbiamo agito secondo la legge e siamo sereni, c’è chi lancia una specie di intimidazione affermando che “Chi fa ricorso se ne assumerà le conseguenze nei confronti dei polesani”, ci informa la stampa. A lanciarla è stato “bulldog” Marcato della Lega Veneta, assessore regionale. Ho comunque notato, cari lettori, che c’è chi ha talmente a cuore questo business che più che interessare il territorio credo possa rivelarsi utile a qualche trafficante marpione. Leggete sempre con molta attenzione gente, leggete e comprenderete chi brama.

BOCCIATO

 

 

 

 

 

Rovigo Magazine

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