Acqua, Padre
9 maggio 2022
Sei secoli prima di Cristo, Anassimene di Mileto introdusse nella storia i quattro elementi naturali: il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra. Con i secoli dei secoli si comprese che l’acqua rivestiva l’importanza maggiore. Simbolo di vita, di morte e di rinascita. Divenuta essenziale in quasi tutti i riti religiosi: il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islamismo, il Buddismo, l’Induismo, lo Shintoismo dove rinascita, purificazione, fertilità entrano nelle varie liturgie. Noi, abitanti di questa “piccola Mesopotamia” all’acqua dobbiamo molto. Primo perché due “rotte”, quella dell’Adige del ‘589 e quella del Po del 1152 hanno definito il confine del Polesine a Nord e a Sud. Conformando questa lingua di terra tra le più umide e fertili d’Italia. Ora, tra le più “secche” del Veneto, a causa degli effetti del surriscaldamento e inquinamento globale. Un tempo oramai remoto, nelle campagne che occupavano il 70% della forza lavoro, si sperava e pregava Dio che stimolasse Giove Pluvio, dopo che nelle prediche domenicali avevano saputo che addirittura, da giovane, aveva tramutato l’acqua in vino. Per immergersi nella magia del liquido amniotico, nel cui sacco tutti siamo stati ospitati, basta recarsi a Venezia e passeggiare tra rii e canali per rientrare nell’incantesimo che è la vita. Rovigheto, non dovrebbe mai scordare quanto importante sia quest’elemento naturale. Tra le spese inutili, se non dannose, credo che i circa 80.000 euro utilizzati per ripristinare la bella Fontana dei giardini Marconi sia stato un investimento intelligente. Come la rimessa in funzione di quella davanti la stazione ferroviaria. Rimane spenta quella a sfioro di piazza XX Settembre, si mormora per “paura” dei ragazzacci che la frequentano. Comunque, chi l’ha progettata, doveva “recintarla” vista la location con una soluzione architettonica degna del luogo. Così come è, infatti, può produrre incidenti gravosi soprattutto perché si crea un lezzo scivoloso molto pericoloso per chi ci entra per giocare e schiamazzare. Il Comune sul problema segnalato tace. Restano ceche quella di fronte al monumento di Matteotti e di Piazzale Cervi. Martiri che avrebbero bisogno di “ rigenerazione”. Meravigliosa è invece quella nata dopo la demolizione del Ghetto, nella piazza titolata al senatore Merlin. Magica, fantastica, funzionante sempre. Merito di questa amministrazione. Tanto da essere inserita negli intervalli che la Rai un tempo intercalava tra un programma e un altro. Se Antonello Venditti cantava “…quanto sei bella Roma quann’e’ sera, quando la luna se specchia dentro ar fontanone…”, e Ottorino Respighi, alle tantissime fonti zampillanti della Città Eterna, dedicava il bellissimo poema sinfonico “Le fontane di Roma”, anche un amatissimo Papa “contadino” come Angelo Roncalli sosteneva che “ La chiesa è come una vecchia Fontana del villaggio, che disseta le varie generazioni. Noi cambiamo, la Fontana resta”. Meditiamoci sopra.