La Pagella
Hh4 luglio 2022
Cerco sempre di portare a conclusione un ragionamento che inizio su questo blog. Mi sono concentrato sui famigerati permessi di pesca e concessioni demaniali marittime che coinvolgono centinaia di cittadini basso polesani. Sostenevo, alla luce delle informazioni che si leggevano, che bene operavano le istituzioni a negare, secondo le leggi, ciò che i pescatori invece chiedevano. La questione è rimbalzata per anni con conseguenze psicologiche e materiali non secondarie. Ora, sostituita la segreteria generale della Provincia ed eletto il nuovo presidente, sembra che tutto abbia ricevuto risposte. Positive per i lavoratori, molto negative per ex presidente la Provincia e la funzionaria. Ecco: se tutto si è ben risolto, madama la marchesa, con soddisfazione per gli uni, per gli altri due si è trattato di ingoiare un rospone molto amaro. Da cittadino, più che giornalista, fedele al motto che è bene quel che finisce bene, non posso accettare supinamente questa conclusione alla tarallucci e vino, alla volemose ben. Eh no. Se non lo hanno già fatto i “ sandroni “ della politica che occupano e scaldano le poltrone, il problema civico lo lancio pubblicamente. Alla luce dei fatti si sono lesi i diritti dei pescatori? Si sono spesi soldi pubblici in avvocati, consulenti eccetera da parte della Provincia per “negare” quello che era invece un loro diritto? E “i due imputati” hanno ora agito denunciando chi avrebbe “ infranto” la legge, sottoscrivendo quei documenti che loro negavano? Occorre, per fugare ogni dubbio civico, avere risposte da chi di dovere. Investendo gli istituti di controllo, per individuare le responsabilità civili, amministrative e penali per i pubblici amministratori, se hanno arrecato danno.
BOCCIATI
Provocano tristezza, malinconia questi reiterati tentativi del duo Bellotti-Marangon di “voler spiegare” scelte che sono tese a salvaguardare soprattutto i propri interessi, coperti dal manto “pubblico”. “L’accordo spregiudicato” tra Gaffeo e Corazzari, per spartirsi la guida della Provincia li scandalizza quali partigiani all’opposizione. Loro stessi sono “cattivi maestri”, quindi inadatti ad insegnare. Renzo chiamò i fotografi per essere immortalato mentre strappava pubblicamente la tessera di Forza Italia. Dopo aver registrato un percorso politico fortunato, scusate stra-fortunato, trasmigrando in vari partiti per riapprodare alla fine, “coerentemente”, in Forza Italia. Una lunga processione, che ha richiesto di inginocchiarsi in più stazione politiche, per poi ritornare al punto da cui era partita. Che ha interessato pure di sosia di Spalletti, l’allenatore di calcio migrato di società in società, come Bellotti nei partiti. Resosi famoso in Italia soprattutto attraverso la popolare trasmissione televisiva “Le Iene”. Parliamo di migranti da un pascolo ad altro, che per oltre trent’anni sono stati super stipendiati ed ora pensionati d’oro da questa nazione infetta. Al tramonto della loro carriera politica, cercano ora una espiazione, per redimersi nel tentativo di rendersi utili pubblicamente. All’appello lanciato tramite centinaia e centinaia di messaggi ed sms, agli appuntamenti rispondono oramai non più di una decina di reduci. Dove in prima fila primeggia l’onnipresente Paolo Avezzu’, accompagnato da cariatidi come Raito, Laruccia e Trombini. Un duo, Marangon-Avezzu’, che recentemente ha potuto misurare direttamente il loro gradimento sui rovigotti. Raccogliendo alle amministrative cittadine del 2019 ben 180 voti. Cumulativi, s’intende.
BOCCIATI
Mentre iniziano a venire a galla i “bidoni” sulla scelta intelligente dei vertici di Ecoambiente per la raccolta differenziata, facendo incazzare il presidente provinciale degli amministratori di condomini, Cavallaro. Cui iniziano ad unirsi utenti confusi, che non riceverebbero risposte alle loro legittime richieste da Ecoambiente. Per forza: la società è alle prese di un problema molto ma molto più importante che pensare ai cittadini: il rinnovo del consiglio di amministrazione. Dove emerge quello che sarebbe un incestuoso “accordo sottobanco” tra il sindaco di Rovigheto Gaffeo e il plenipotenziario assessore regionale della lega Corazzari. Che era già riuscito a “piazzare” un collega stientese avvocato alla presidenza della Provincia, un altro azzeccagarbugli alla presidenza della casa di riposo di Badia. Senza freni si immaginava che la strada fosse tutta in discesa. Invece il percorso del “demo-Cristiano” ha trovato un inghippo. Il prossimo arriverà in primavera del 2023, da Fratelli d’Italia. Credo che possa comunque essere utile comprendere quello che è, sinteticamente, il profilo di questi due “strateghi”. Nella Lega, inutile rammentarlo, regna il “cainismo”. Le cui conseguenze si ripropongono ogni qual volta che dal cilindro si deve estrarre un nominativo in grado di onorare certi incarichi che richiederebbero competenza, capacità ed autonomia di scelta. Un’impresa, per chi è ai vertici del Carroccio. Dove si praticano istinti bestiali, come i nostri fratelli squali ovovipari, che già nel grembo materno divorano le uova non schiuse dei più deboli per eliminarli, prima di lasciare il corpo della madre. O come l’aquila reale ha la tendenza di uccidere il fratellino minore, per usufruire più cibo. Ora, paragonare la lega polesana a un’aquila, significherebbe proporsi per un TSO. Ma è così che agisce Corazzari, e prima di lui Contiero. Ne paga le conseguenze, solo per averlo legittimamente criticato, il sindaco di Trecenta Laruccia. Che si è visto porre in frigorifero il recupero, promesso e previsto da aiuti regionali, del recupero dell’ex ospedale Casa Rossi. Per lui è stata emessa una Fatwa: morire sepolto dai calcinacci, così impara. Quindi, i valorosi e capaci che volevano combattere con Alberto da Giussano li troverete certamente nell’elenco dei “caduti “. Altro soggetto, giusto definirlo soggetto e mai complemento, per il suo ego smisurato, è Gaffeo. Baciato da una ninfa di nome Gambardella che lo ha trasformato, come nelle favole dei fratelli Grimm, da “ranocchio “ sconosciuto ai cittadini perché da anni nuotava tra banche e università, a Principe di palazzo Nodari. Dove narcisismo, autostima (classica del segno del Leone) coniugata all’antipatia, lo hanno issato sulla predella dell’isolamento rispetto alla città e ad una parte importante della sua maggioranza. Che col tempo potrebbe rivelarsi instabile. Come i regnanti si avvale di cortigiani. Pare che il più ascoltato sia Azzalin che ha fatto del risentimento il suo propulsore politico, dopo la non riconferma a consigliere regionale e il sorpasso di Crivellari. Graziano che in passato, come amministratore a Rovigheto, è stato un vero e propio disastro. Ex ospedale Maddalena, pericolosissimi cubi in ferro costati 70.000 euro e posizionati su Corso del Popolo ( ora, come tutti gli errori, fatti sparire) per non dire dei quintali di ghiaino fatto posare attorno alla fontana di Piazza Merlin, poi rimossi perché ostacolavano il passeggio di carrozzine e pedoni. In una situazione così confusa, si credeva o si crede di giocare alle tre carte, su un problema importante come Ecoambiente. Ma il primo round, è stato bloccato. Sul ring sono saliti sindaci forzaitalioti, romeiani, o primi cittadini che in parte usano ancora il cervello pensando ai loro cittadini.
BOCCIATO
Un grande applauso ha accompagnato l’ingresso nel Consiglio comunale di Rovigheto di Tiziano Menon. Liberatorio, per un salvatore che è stato chiamato a occupare la seggiola su cui stava seduta, direi appollaiata negli ultimi tempi, Silvia Menon. L’unica vera spina nel fianco che l’opposizione contava contro Gaffeo. Benon che la Menon si sia dimessa ed abbia, seppur con ritardo, deciso di appendere i guantoni al chiodo. Un libera nos a malo, sia per la maggioranza che l’opposizione. Soprattutto per quest’ultima, che potrà ora far credere che un semplice rutto emesso nell’emiciclo cittadino possa sembrare un rombo di tuono. Così, dopo i falsi encomi per Silvietta, è scattato un battimani corale. Che ha sfiorato l’ovazione: si festeggiava chi usciva, non chi entrava.
BOCCIATO
IL TRAVASO DELLE IDEE
A Rovigheto per anni si mormorava che la potente Associazione Industriali fosse rappresentata più da “prenditori” che imprenditori. Guidata da impresari della pietra, che attraverso il peso delle conoscenze riuscivano a “ trasformare” i Piani Regolatori. Acquistavano terreni agricoli a mille lire (per dire) e li trasformavano in aree edificabili a valore dieci mila. Poi, a tavolino, componevano la partita doppia del dare e avere. Semplice la compilazione del “Dare”: tot per acquisto area, tot per materiali, tot per manodopera, tot per tangenti a politici, ispettorato lavoro, sindacato. A questi costi veniva applicata la percentuale di guadagno che il costruttore doveva intascare. Poi la si divideva per i metri cubi vendibili. Rischio zero, da “prenditore” appunto. Con la crisi dell’edilizia si è sfaldata anche l’associazione che è stata costretta a fondersi, con Venezia. Ora è guidata da un vice che sponsorizza un torneo di tennis, a Gaiba, noto centro industriale. Passione che deve aver stregato anche il presidente lagunare, che tra poco terminerà il suo mandato, dopo essersi battuto per portare a termine un progetto cui teneva moltissimo: la realizzazione della Zona Logistica Speciale. Che interesserà anche un terzo di comuni polesani. (Trecenta prima ammessa, poi è stata cassata, chissà perché?). Ed è proprio sulle aree veneziane che i maligni da tempo fanno circolare veleni. Nell’ultima riunione privata per gli iscritti di Venezia-Rovigo, è stato sfornato il risultato delle strategie in campo. Chiamando a relazionare, come testimone, un ex famoso tennista. Adriano Panatta, che per riposare il “gomito del tennista” ha preso residenza fra le colline del prosecco. Illustrando agli astanti un metodo formidabile per avere successo, definito “Fare squadra”. Vi svelo, considerandovi fidati, la strategia: uno si pone nel campo da tennis, in erba o terra battuta ( in erba è più english ). Da una parte della rete, che ne indica la mezzeria. Dall’altra prende posto il suo sfidante. Chi riesce a far rimbalzare la pallina sulla metà campo senza che l’antagonista riesca a rispedirla al mittente, fa punto. Non vi pare esaltante, e altamente istruttivo?
Da due anni non frequento caffè, bar. Venerdì pomeriggio mentre ero a spasso col mio amato compagno, il cagnolino Ciro, ho incontrato un amico professionista. Faceva molto caldo. Per terminare il nostro colloquio abbiamo deciso di sederci ai tavoli esterni di un caffè di Rovigheto. Abbiamo ordinato due spritz. Serviteci senza professionalità. Al momento di pagare, 8 euro, 16.000 delle vecchie lire, per un po’ di ghiaccio, vino bianco alla spina e simil aperol, preso dall’euforia del contesto ho chiesto alla cameriera: “mi scusi, da che parte sono i Faraglioni?”. Non ha compreso.
Una analisi perfetta sull’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, l’ha delineata un consigliere regionale e comunale, ora di opposizione con Sboarina, tale Polato. Berlusconi e Salvini hanno boicottato Sboarina per dare una lezione alla “ ducetta” Meloni. Bene ha fatto l’ex sindaco a non inchinarsi ad apparentamenti di persone discutibili e discusse. Quando “i tosiani” erano in Parlamento sono sempre stati organici alla sinistra. L’essere stato sbattuto fuori dalla Lega da Zaia e C pure: tanto che se l’è legata al dito. Vedendosi oramai fuorigioco, dopo non essere riuscito ad arrivare al ballottaggio, ha giocata una delle sue carte furbe, iscrivendosi al partito del Caimano. Sperando di fottere anche quel che resta dei forza italioti locali. Questo è il mio pensiero: tra un anno vi saranno le elezioni politiche. Lui e la moglie hanno un’ultima possibilità da cogliere. Fregare agli azzurri per intestarsi uno due posti in Parlamento, su Verona. Il 2023, per gli sposini, sarà anno di vita o di morte, perché il Cavaliere tra cinque anni non sarà più presente. Se, nientedimeno, nel frattempo a guidare la Lega arriverà la linea Zaia-Fedriga per loro è finita.
Dalle visite notturne all’ex ospedale Maddalena di Rovigheto del suo pigmalione Massimo Bergamin alle sue, diurne, con tanto di fotografo a seguito. Senza più disturbare gli spettri e il bisogno di flash. Apparire. Questa è la sua politica comunale: io sono sul pezzo, eccone la prova. Dovete terminare i lavori di recupero del rudere che noi avevamo comprato a peso d’oro, rimbrotta. Ai fotosensibili può bastare. E forse avanza. Così, un dinamico consigliere leghista, studia da sindaco. I cattivi lo definiscono “ l’aretusino” locale. Perché forse hanno sentito parlare di un certo Pietro l’Aretino, illustre. Parlare, appunto.
Dei limiti umani assolutamente non mi stupisco più da tempo. Popoli che adorano Dio, Allah, Budda. Altri, come in Cina, venerano animali come topi e cani, su cui compiono l’atrocita’ di mangiarli. Anche la fastidiosissima zanzara, per chi crede nella reincarnazione, non va uccisa perché potrebbe contenere l’anima di un antenato. Vabbè, lasciamo spazio ai sentimenti. Ma quando dovremmo metterli da parte, rispolverando i ragionamenti, il più delle volte rimaniamo in stand-by. Così trovano spazio ipocriti alla Salvini ( ultracattolico, contro gay, drogati ) quando si esprime in pubblico, mentre nel privato ha già consumato un matrimonio e più convivenze, oltre ad aver promosso a suo braccio destro un frocio e drogato come Morisi. O l’ex presidente Piero Marrazzo della Regione Lazio che spendeva 5.000 euro per ogni incontro con travestiti e droga. O l’ex presidente del consiglio dei ministri e più volte ministro, Emilio Colombo, omosessuale, pizzicato a fine carriera mentre acquistava cocaina per lui e i suoi giovani amichetti. Potrei continuare all’infinito. Ecco perché nel settore dei viziosi tombeur de femmes adoro Berlusconi. Che, alla luce del sole, non ha mai rinnegato le sue passioni, i vizi, che non sono crimini. Concludendo la sua avventurosa, gloriosa e invidiata carriera in onore della gnocca ( ho avuto testimonianze di quando, agli inizi del suo percorso televisivo con Fininvest Italia 7 e Colpo Grosso, voleva “ visionare” personalmente tutte le concorrenti ), come compete a un re. Quando anche “la pompetta” non rispondeva più alle sollecitazioni chimiche, è ricorso al grado più alto dell’erotismo: portandosi a casa una giovane, bella e scaltra lesbica. Che gli procurava momenti erotici sublimi. Osservare è possedere ed è meno faticoso e più esaltante per un anziano oramai debole e stanco.