Beati e felici sono solamente gli stupidi e i cretini

Beati e felici sono solamente gli stupidi e i cretini

9 settembre 2022

Nel corso dei secoli la nostra piccola provincia ci ha consegnato qualche personaggio di fama. La fame di notorietà pare invece interessare i protagonisti dei giorni nostri. Che, come sosteneva Andy Warhol, può toccare a tutti per una mezzoretta. Per esempio: negli ultimi quarant’anni non si sono registrati personaggi degni di nota. Sia nel campo sociale che politico. Nel capoluogo si sono avvicendati diversi sindaci: “lungimiranti” che fantasticavano una “città dai 100mila abitanti (Baratella)” oggi ridotta a 49mila. Altri, che spuntando dall’anonimato (Bergamin), furono premiati dal “ democratico “ senso aritmetico, più che qualitativo. E i “ risultati “ li abbiamo registrati. Tutto ciò, nonostante si agisca in una  piccola realtà cittadina, lontanissima dalle problematiche delle metropoli. Un territorio che si circumnaviga in un’ora di bicicletta. Che si distende fra 12 frazioni e con un centro di nemmeno 30mila abitanti. Che ha osservato impassibile al moltiplicarsi dei tessuti urbani di altre città, che allo stesso tempo hanno sperperato le peculiarità caratteristiche dei piccoli comuni. Dove prevaleva l’interscambio, la conoscenza e la solidarietà. Dove ci si sentiva persona, e non individuo appartenente alla massa. Dove tranquillità e stile di vita insistevano su un ambiente ancora vivibile. Oggi, serenità, fratellanza e allegria che caratterizzavano “ la città delle rose “ sino agli anni ‘60 del dopo Guerra, vanno man mano scomparendo. Tutto ha avuto inizio da quando si è rotto quel magico archetipo della comunità, del  comunicare: che consisteva nelle famose quattro ciacole scambiate di persona, al bar, sotto i portici e nella piazza. Ora la frenesia della modernità è imposta dal vertiginoso correre. Correre verso soldi e successo  ( senza rendersi conto che si procede verso “La Livella” ndr ) usando  strumenti di collegamento come i social: mail, sms, Facebook, Instagram, TikTok eccetera. Che innondano di falsi saperi che raggiungono cittadini sconosciuti e spesso impreparati a comprenderli. Però tutto risulta utile. Senza giornali e social non saremo venuti a conoscenza della “ città dai 100mila abitanti “; del “ sesso tra uomini e cavalli “. Per dire che anche l’ottusità non è un male. Fa parte del prezzo che si paga al “ Progresso “. Nonostante questo si incontrano ancora nostalgici della Rovigheto che fu, convinti che certi  leoni da testiera sarebbero più utili alla società con una zappa in mano. Nobile strumento che mi fa ricordare quei pochi utensili usati dai contadini dalle scarpe grosse e cervello fino. Erano poveri. Semianalfabeti. Pativano fame e miseria. Le loro giornate erano governate dal sorgere e tramontare del sole, oltre il tocco dell’orologio e il suono delle campane. Ma in campagna, sull’aia, durante il lavoro cantavano. Nella stalla si rifugiavano per scaldarsi, e parlare. Avevano compreso che la vita è un regalo. Di cui nessuno ne conosceva la fine. E che si doveva onorare ogni santo giorno con il lavoro. Con il sacrificio teso a quel valore per cui valeva la pena di vivere: la famiglia. Purtroppo oggi anche la felicità è quasi scomparsa. Come sostiene lo psichiatra Vittorino Andreoli, è divenuta patrimonio di una ristretta élite di cui fanno parte cretini, ignoranti e stupidi appartenenti alla specie “Homo Sapiens Sapiens”.
Rovigo Magazine

I commenti sono chiusi