La Pagella

La Pagella

21 novembre 2022

Monotona lo è. Interminabile pure. Melodrammatica poco poco. Ma a Rovigheto ci si accontenta. La telenovela che a puntate finisce sui giornali altro non è che il corollario della pochezza che grava nel centro sinistra rodigino. Tolte le performances del maestro dei maestri Domenico Romeo, c’è il deserto. A 83 anni è ancora in grado di risucchiare un gruppo di politici sbandati, perlopiù ex democristiani, che da decenni vagano alla ricerca del proprio io, dopo essersi tolti lo scudo crociato praticano il vagabondaggio. Riformismo, Egualitarismo, Socialismo democratico, diritti, Welfare sono solo ideali, forse neanche più quelli. Da tre anni e mezzo gestiscono l’amministrazione cittadina: partiti bene da un anno paiono sfiancati. E non credo per le continue stilettate dei sei componenti il PD ( maggioranza romeiana ) in Consiglio, ma perché gli si sono esaurite le batterie. Come in amore, fuoco fiamme e poi cenere.  Fatto è che arriveranno probabilmente a conclusione del mandato, a meno che Gaffeo si stanchi e non getti la spugna. Perché è stato recentemente posto all’angolo quando, discutendo per rimpastare la giunta e continuare il percorso, aveva posto un vincolo: essere ricandidato nel 2024. Penso si sia trattato di una avance, una mossa astuta, per cercare di spiazzare il candidato in pectore che i piddini romeiani locali stanno formando. Certo è che il palcoscenico politico, occupato da queste scaramucce, non attrae. Per nulla. Ma, sepolta l’opposizione dopo le dimissioni della Menon, che valeva ben più dei quattro figuranti che ha lasciato in scena, e non intercettando all’orizzonte attività in grado di allestire una nuova rappresentazione proveniente dal centrodestra, non ci resta che piangere.

BOCCIATO

Via Pighin ha ereditato il suo nome da quell’ormai rudere di una delle tre torri della cinta muraria sopravvissute. Fu un vescovo Florio, nel 1138, a volerla. Di pianta quadrata, in muratura, consentiva alle guardie di avvistare a distanza eventuali aggressori. Nei secoli, persa la sua funzione militare, dal 1700 in poi la proprietà è passata di mano in mano. Tanti anni fa, una mia grande amica, una delle persone più intelligenti che abbia conosciuto e madrina di uno dei miei figli, Wanda Zanolli, mi raccontò che sua zia, se ben ricordo, per non affrontare importanti costi per riattarla, decise di donarla al Comune. Fatto sta che da decenni è li. E dai sui 23 metri di altezza osserva i piccoli amministratori che si sono susseguiti e non riescono a tutelare e promuovere quel poco che resta di questo borgo di campagna, chiamato città. Vedi Porta San Bortolo, appartenente sempre alla cinta muraria, alta 25 metri e restaurata più di una ventina di anni fa con una spesa di circa 350 milioni e in totale abbandono. Per salire nelle belle stanze occorre una scala esterna a pioli, come al tempo dei barbari. E dei milioni di euro investiti per rifare i giardini di Piazza Matteotti e ripristinare il mastino del castello, alto ben 51,26 metri, che aggiungere? Ricorderete, pochi anni fa, quando una amministrazione stava per precipitare, illudeva il popolo promettendogli di portarlo in alto, sempre più in alto, in cima alla torre. Povera Rovigheto.

BOCCIATA

Ancora i polesani e i veneti non riescono a ben districarsi con l’italiano ( vedi le imitazioni di Crozza sul numero uno, Zaia ) che quelli che, maldestramente, si definiscono eredi della grandiosa Repubblica del Leon, i leghisti, rimettono in circolo proposte belle, ma inattuali. Come l’ex sindaco di Padova e ora parlamentare, Massimo Bitonci, che ha presentato in Parlamento una proposta di legge, controfirmata da altri 17 colleghi, per introdurre nelle scuole l’insegnamento della lingua veneta. Allargata a televisioni e radio. Idea non nuova, già transitata in Consiglio regionale nel 2009 ad opera di Roberto Ciambetti. Silenzio naturalmente dall’assessore  regionale alla cultura Cristiano Corazzari. A Bagnolo, mio paese natale, a distanza di qualche centinaio di metri dalla chiesa, c’è una località che si chiama Dogana, e che segnava i confini tra  Veneziani ed Estensi. Anche i dialetti ( le lingue ) sono diverse tra il capoluogo e le due frazioni Runzi e Cora’. Veneto in paese, ferrarese nelle frazioni. Come a  Stienta, patria dell’assessore. Sarei curioso di conoscere su quali onde radio si dovrebbero sintonizzare i rivieraschi? Sul venezian, oppure sul frares, la loro lingua. Bitonci lo sa?

BOCCIATO

Male, molto male la gestione del verde da parte di ASM spa. Erbe alte sui marciapiedi, verde pubblico poco e male curato. Un brutto cartello da visita per il presidente Giuseppe Traniello Gradassi. Personaggio noto, in quanto da decenni e decenni ricopre incarichi che la politica gli assegna.Tanto che qualcuno ha confuso, sbagliando e pensando che fosse un dipendente pubblico. L’ultimo salto, forse per sfilargli la poltrona di segretario provinciale dei Partito democratico da sotto le terga, è stato quello di issarlo nel 2020 alla guida della municipalizzata, dopo la defenestrazione anticipata di Alessandro Duo, in seguito al cambio di guida nel Comune capoluogo. Comprendo  bene la sua difficoltà: un presidente di sinistra non riesce anche se finge di abbozzare, a farsi rispettare dagli operai. Perché non può esibire il pelo sullo stomaco per imporre ordini tassativi e sanzioni a eventuali dipendenti sfaccendati. Altrimenti il sindacato se lo mangerebbe vivo urlandogli “ proprio tu, quoque, fili mi “. Ecco uno degli esempi della sequela di errori che anche il “circolo degli anziani “ del PD polesano continua a infilare in attesa della sua liquidazione. Quei pochi incarichi retribuiti richiedono un curriculum: debbono andare sempre a quei quattro cinque. Copiando pari pari le gesta dei Franceschini, Fassino e Casini, contemporanei di Camillo Benso di’ Cavour.

BOCCIATO

Domenica in centro a Rovigheto ho visto sventolar bandiere gialle, che mi han ricordato di esser stato giovane, quando la gioventù era bella e il tempo volava via. Ricordi. A risvegliare il cuore è stata la manifestazione della Coldiretti. Storica Associazione che riuniva i piccoli proprietari e mezzadri. Cioè l’80% della forza lavoro italiana. Dalla terra proveniamo, anche secondo la leggenda biblica. Non bisognerebbe mai scordarcene. Sono quelle famiglie, quelle donne, quelle braccia che, mentre i mariti erano in guerra, gestivano i vecchi e i figli e davano un pugno di fieno alle vacche, che hanno costruito questo Paese, dopo il secondo tragico conflitto mondiale. Un giorno di festa quindi per ricordare che con la bandiera gialla oggi le famiglie dei coltivatori non ballano più. Siccità, inflazione, costo delle materie prime alle stelle e prezzi in caduta libera, anche a causa della guerra in Ucraina, li stanno mettendo i gravi difficoltà. Hanno portato il loro saluto la parlamentare europea Paolo Ghidoni e il senatore Bartolomeo Amidei che fa parte della Commissione Agricoltura: la persona giusta al posto giusto. Ho visto comunque le seconde e terze generazioni che guidavano trattori, che potevano costare come un attico in centro a Padova, fieri ma senza alterigia. Dice bene un potenziale coltivatore, come Luca Zaia, divenuto presidente della Regione: “Se ogni giorno beviamo un bicchiere di vino o spezziamo il pane lo dobbiamo ai milioni di contadini che da sempre hanno adottato la terra e che ci insegnano il metodo di vita”.

PROMOSSO

Rovigo Magazine

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