Ieri lungimiranti oggi miopi

Ieri lungimiranti oggi miopi

28 dicembre 2022
Tra poco le luminarie natalizie si spegneranno, e faremo i conti con la realtà, come il costo dell’elettricità, introducendoci nel tunnel del 2023. Sarà migliore o peggiore di quello che sta per concludersi vien da chiedersi? Certo è che quando terminerà questo 2022, ci troveremo più vecchi di un anno e meno ricchi di un’ora. È il conto che si paga alla vita, e richiama un bilancio, sopratutto nostro, prima di rivolgere lo sguardo verso gli altri. Ma il fatto di convivere in società ci porta inevitabilmente a dei confronti. La cui analisi può riguardarle solamente il passato. Cioè il tempo e le esperienze trascorse. Se volessimo, per esempio, scandagliare quelli che sono stati i nostri rappresentanti politici del passato in seno alle istituzioni pubbliche, e confrontarli con gli attuali, non ci sarebbe partita doppia che tenga. Perché il confronto, come sostiene il presidente della Regione Luca Zaia, richiederebbe non solamente di ragionarci sopra, ma comprendere i motivi di come personaggi come gli onorevoli Giuseppe Romanato, Antonio Bisaglia, Elios Andreini, Ivana Pellegatti o Vittorio Sega non abbiano lasciato eredi degni di questo nome. Come pure rappresentanti regionali come Giulio Veronese, Valentino Lodo o Pierpaolo Borghero. O a livello provinciale, Alberto Brigo, Riccardo Monesi o il poliedrico Giorgio Nonnato. Per non citare sindaci come Silvio Andreotti, Giancarlo Morelli, Agostino Zorzato o Luigi Bortolussi. Autorità che ben rappresentavano  Rovigheto e la nostra martoriata provincia, e che sono stati degni di nota. Il perché è semplice: prima di accedere a ruoli di prestigio e rappresentanza avevano maturato alle spalle una loro storia. Un percorso pubblico fatto di lotte sindacali, bracciantili, associative e partitiche svolto in uno dei territori più poveri e critici d’Italia. Sorretti e arricchiti da una cultura le cui radici affondavano nel piano morale e intellettuale, frutto comunque di cognizioni ed esperienze acquisite sul campo: una “università “ che reputo la migliore. Un raffronto, come comprenderete, molto difficile con questi amministratori. Che appaiono e scompaiono essendo l’espressione di un’epoca dove il mondo tecnologico brucia tutto, dalle visoni, alle distanze. Si governa tutto “ da vicino “, presi come siamo da computer, cellulari e social che ci incollano facendoci perdere il senso della prospettiva, del progetto, della lungimiranza tanto che non si riesce più a spaziare e traguardare l’orizzonte. E quindi costruire. Sono i rappresentanti della società moderna, dell’ improvvisazione, che ha oramai offuscato  il nostro futuro.
Rovigo Magazine

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